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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 15:41.

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Sandro Parenzo (LaPresse)Sandro Parenzo (LaPresse)

Oggi Santoro e domani Ferrara, chissà. Sandro Parenzo, patron di Telelombardia e presidente di Mediapason, annuncia il via di Servizio pubblico, avventura di Michele Santoro in onda ogni giovedì a partire dal 3 novembre sui canali di Mediapason (terzo gruppo televisivo privato italiano con dieci emittenti in Lombardia e Piemonte), ma anche in streaming su web e su Sky. E si dice convinto che la sfida sia solo all'inizio: se oggi si parte con Santoro, Giuliano Ferrara si è già detto disponibile a misurarsi sulla stessa strada, una volta conclusa l'esperienza di Radio Londra (su Rai Uno). «Un segnale di intelligenza politica - dice Parenzo - che testimonia la bontà del nostro progetto di post-televisione».

Editore dell'operazione Santoro è la Zero Studios, società del giornalista nella quale, attraverso un aumento di capitale, è entrato anche Parenzo con la sua azienda di produzione romana Videa. Ne fanno parte pure il Fatto Quotidiano, oltre all'associazione Servizio Pubblico.

Quella con l'ex conduttore di Annozero è un'alleanza editorale alla quale partecipa (in media) un'emittente televisiva per ogni regione, più altre che potranno mettersi in gioco strada facendo. La copertura assicurata, precisa Matteo Sordo, ad di Publishare (concessionaria delle tv areali), è pari a quella de La7. E tutte le tv coinvolte sono certificate in Auditel, censite al minuto medio. Perché, inutile a dirsi, l'operazione sarà vincente se riuscirà a fare grandi ascolti, anche se di quantificazione delle attese nessuno vuole (per ora) parlare. I break a disposizione sono solo quattro, così come richiesto da Santoro, ciascuno composto da quattro spot di 1 minuto, per un totale complessivo di 16 minuti a puntata. Gli investitori sono già 40, tra i quali Telecom e Wind e gruppi legati al settore energetico e dell'auto, per spot che valgono più del doppio di quelli venduti abitualmente su scala territoriale. Garantiti per ogni puntata 110mila euro di raccolta pubblicitaria, almeno per le prime otto trasmissioni ma Publishare conta poi di arrivare a cifre superiori.

La percezione degli investitori è cambiata, osserva Sandro Parenzo, «per anni hanno dovuto investire in due sole direzioni e ora finalmente vedono la possibilità di un mercato vero». E «un successo economico è fondamentale per dimostrare che le voci delle tv areali pesano», dice il presidente di Mediapason. Pronto a portare questo risultato al tavolo del ministero contro la sottrazione, (lui la chiama «esproprio») delle frequenze Uhf assegnate alle tv locali (dal canale 61 al 69). L'indennizzo previsto, sostiene Parenzo « è ridicolo, non potrà coprire il danno» e «nel frattempo le tv nazionali parteciperanno all'assegnazione di nuovi canali (attraverso il beauty contest, ndr) che poi potranno mettere in vendita». Per difendere le frequenze il presidente di Mediapason è disposto a manifestare ad Arcore, oltre a fare ricorso, assieme ad altre tv areali, in sede europea. Tenuto conto, sottolinea, che c'è anche un'altra ragione di reclamo: la mancata redistribuzione alle tv locali che fanno informazione di una parte del canone Rai.

Telelombardia e Mediapason però non saranno la tv di Santoro, dice il direttore Fabio Ravezzani. Che sottolinea come alcune conduzioni storiche di Iceberg, programma politico di punta dell'emittente, guardassero più al centrodestra che al centrosinistra. Insomma «questa scelta - precisa Ravezzani - non ha alcuna valenza di collocazione politica della tv». Ma niente par condicio, ammette Parenzo che ama un'informazione «calda e faziosa», con un'unica garanzia: gli ascolti. Ha tutta l'aria di un invito a nozze per Giuliano Ferrara. E per Vittorio Feltri.

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