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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 11:51.

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«E' impossibile che il Comune nel 2005 non abbia effettuato la valutazione di convenienza economica degli swap; se i documenti non ci sono, è perché qualcuno li ha fatti sparire». L'ex sindaco Gabriele Albertini, interrogato questa mattina come testimone nel processo alle banche sui derivati di Palazzo Marino in corso al Palazzo di giustizia di Milano, non rinuncia alla provocazione.

Agli atti del processo, infatti, l'unica valutazione di convenienza economica è quella fatta dalle banche, con la conseguenze sovrapposizione fra un ruolo di controparte e uno da "consulente" del Comune. Nessuna sovrapposizione, ribatte Albertini; «sicuramente la valutazione del Comune è stata fatta dai nostri uffici, altrimenti figuriamoci se l'operazione sarebbe potuta passare in consiglio e arrivare al traguardo».

Sul tema dei «costi impliciti» non presenti nel contratto, pilastro della tesi accusatoria che imputa di truffa gli istituti di credito, Albertini chiarisce che «è ovvio che le banche abbiano un margine, come accade quando chiedo a una sgr o a una sim di gestire i miei risparmi». Sull'effettiva quantificazione di questo margine, però, l'ex sindaco afferma di non aver seguito gli aspetti tecnici, perché «la mia era una responsabilità solo politica».

Completamente diversa la visione offerta da Letizia Moratti, succeduta ad Albertini sia nello scranno più alto di Palazzo Marino sia, questa mattina, al banco dei testimoni del processo. "Le banche - ha detto l'ex sindaco rispondendo sia alle domande degli avvocati sia a quelle dei Pm - svolgevano nei fatti sia il ruolo di consulenti del Comune sia quello di controparti, con un evidente conflitto d'interessi. Proprio per questo, una volta emerso il problema, ho promosso un bando pubblico per un consulente esterno".

Tesi, questa, ovviamente contrastata dai difensori degli istituti di credito, che hanno anche contestato alla Moratti di non aver preso provvedimenti nei confronti di Angela Casiraghi, all'epoca ragioniere generale del Comune, nonostante le richieste dell'audit interno in un documento riservato rivolto proprio al sindaco. Il problema, secondo l'Audit, è che la decisione di sottoscrivere credit default swap fu assunta direttamente con determina dirigenziale, senza passare ne' dalla Giunta ne' dal Consiglio.

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