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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2011 alle ore 15:16.

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Giorgio Clelio Stracquadanio (ANSA)Giorgio Clelio Stracquadanio (ANSA)

Negli ultimi convulsi giorni del governo Berlusconi ha avuto un ruolo di primo piano il pidiellino Giorgio Clelio Stracquadanio. Che si sia trattato di un ruolo di primo piano è fuor di dubbio anche se nessuno ha capito quale ruolo sia stato. Neanche i suoi compagni di partito. Eloquente, al riguardo, l'espressione con cui Maurizio Sacconi e Fabrizio Cicchitto, ospiti in studio a "Porta a Porta", hanno ascoltato la telefonata con cui Stracquadanio ha cercato di spiegare a Bruno Vespa la presenza della sua firma accanto a quelle dei colleghi Antonione, Destro, Pittelli, Gava e Bertolini in calce all'ormai celebre "lettera dell'Hotel Hassler".

Sia la ruga sulla fronte del ministro del Lavoro sia lo sguardo immobile del capogruppo del Pdl alla Camera mostravano la stessa muta e angosciosa domanda: "Giorgio, ma che stai a di'?". In effetti, le ultime mosse di Stracquadanio lasciano perplessi i più. Da pasdaran dell'ala più hardliner del berlusconismo, il deputato milanese è sembrato smarcarsi per iscriversi tra quelli che, con orripilante neologiosmo, sono correntemente definiti malpancisti.

Giorgio Clelio ha preteso di aver firmato la fatale lettera proprio per amore nei confronti del premier e ha tentato di autodescriversi più berlusconiano del medesimo Berlusconi, così iperberlusconiano da spingersi anche a mettere a repentaglio la salute politica dall'oggetto di tanto amore.

L'inclinazione per cotanta acrobazia Stracquadanio l'ha probabilmente imparata alla scuola radicale, in cui è cresciuto politicamente nella sua giovinezza milanese, passata attraverso il Liceo Berchet e una quasi-laurea in Biologia. Radicalissimo era infatti il giovane Giorgio e con radicalissimo spirito si occupò poi, come collaboratore, di una Tiziana Maiolo che percorreva in quegli anni la strada che, partendo da Pannella, attraverso la battaglia antiproibizionista la condusse poi all'ombra della falce e martello rifondarola e infine nel centrodestra. E nel centrodestra finì anche Stracquadanio, già candidato senza successo alla Camera nel 1996, sotto il simbolo del Polo delle Libertà. Ci riproverà nel 2006, questa volta al Senato, e conquisterà il seggio nelle liste di Forza Italia per poi prestarsi generosamente alla Democrazia Cristiana per le Autonomie che non aveva abbastanza eletti per fare gruppo a sé.

Nel 2008 Giorgio è invece eletto alla Camera, in sostituzione della finiana Cristiana Muscardini, affezionata al proprio seggio di lungo corso a Strasburgo. In questi anni il deputato pidiellino si è fatto un nome tra gli ultrà berlusconiani, dispiegando il suo inesausto talento oratorio a voce e per iscritto. Fluviale e mai domo anche di fronte agli interlocutori più coriacei e sempre provvisto di un'eleganza nel vestire un po' rétro eppure impeccabile - occhialini dalla montatura leggera e pochette nel taschino - Stracquadanio ha calcato con frequenza i palcoscenici televisivi e radiofonici, si è gettato impetuosamente in ogni pugna e non si è mai sottratto al confronto anche nei contesti più ostili alla sua parte politica, avvezzo alla battaglia di minoranza, un talento probabilmente appreso insieme all'abc della politica nel suo passato radicale. Per sostenere il progetto del Pdl Stracquadanio ha anche creato uno spazio online, Il Predellino, che è stato poi chiuso qualche tempo fa. Instancabile ragionatore di politica capace del più raffinato giro di frase ad alta complessità di conio pannelliano, Giorgio sa anche svariare tra i più diversi registri. Ora adotta un lessico un po' vintage da "monsieur Finetti" per indicare la propria consorte: «Nella mia sfera intima possono entrare soltanto due persone: Silvio e la mia signora»; ora si fa invece più stradaiolo: «Perché su internet noi non vinciamo? Scusate (i partiti di sinistra, ndr) hanno un esercito che alle due del pomeriggio va a casa e non fa un cazzo perché il loro blocco sociale è l'impiego pubblico!»; ora sceglie invece di coniugare i verbi come un venditore di Telemarket: «Scusino signori, possono darmi un po' di assistenza?».

Eppure, benché assai presente sulla scena politica e beniamino da anni degli intervistatori,a cui con due battute fornisce anche tre possibili titoli acchiappattenzione, Stracquadanio non è mai stato protagonista del panorama politico come negli ultimi giorni. Ma per la prima volta non si è ben capito a che gioco stesse giocando. Forse il suo malcelato narcisismo gli ha preso la mano e lo ha proiettato in una sorta di egotrip difficile da controllare. Intanto una serie di video che lo vedono protagonista furoreggiano online. In uno di questi spezzoni Stracquadanio, insolitamente remissivo, è impegnato in un violento alterco durante la trasmissione "L'Ultima parola" con il padrone di casa Gianluigi Paragone, infurentito per un'affermazione con cui il deputato pidiellino aveva fatto insinuazioni sul presunto opportunismo politico del giornalista («Il nostro conduttore si è già preparato al futuro»).

In una seconda sequenza Stracquadanio è impegnato a respingere l'insistente assalto di una troupe di "Piazza Pulita" proprio davanti all'Hotel Hassler, dando fondo alla più colorita esasperazione verbale e fracassando il flash della telecamera ("Ho sbroccato", commenterà poi romanescamente il deputato). Il terzo video riprende Stracquadanio in disperata fuga da una muta di intervistatori che lo inseguono per strappargli una dichiarazione, fino a costringerlo a rifugiarsi nello stretto pertugio tra il muro di un palazzo e un blindato dei Carabinieri. Lo Stracquadanio delle ultime settimane è sovraesposto, nervosissimo e a suo modo forse determinante. Ma sia che offra il suo eloquio alle telecamere sia che difenda con le unghie e con i denti il suo diritto al "no comment" rimane assai difficile capire quale sia l'attuale, esatta posizione politica del deputato pidiellino.

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