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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 12:00.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2011 alle ore 09:47.

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di Celestina Dominelli
La sostanza non è molto cambiata: prima del voto pomeridiano sul rendiconto che il Sole24ore.com seguirà in diretta e sul quale l'opposizione ha optato per l'astensione (solo i dipietristi si tirano fuori), non ci sarà alcun passo indietro spontaneo di Silvio Berlusconi. Ma la novità consegnata da una notte convulsa, nel corso della quale il Cavaliere ha convocato i suoi per l'ennesimo vertice d'emergenza a Palazzo Grazioli, è che sembra aprirsi un piccolissimo varco nella strenua resistenza del premier. I big del Pdl, che lo hanno raggiunto a notte inoltrata nella sua residenza romana, hanno ribadito la necessità di dimettersi per evitare un pesante scivolone. E anche Umberto Bossi batte sullo stesso tasto. Ed ecco la risposta di Berlusconi: vediamo come va il voto e poi decidiamo cosa fare.

Alla Camera la maggioranza traballa tra uscite e malpancisti
Nessuno tra i partecipanti alla riunione notturna sembra mettere in dubbio che il via libera sul rendiconto - tanto più perché sotto il faro del Quirinale - dovrebbe arrivare. Il punto, per la verità, è un altro: cioè con quanti numeri la maggioranza uscirà dalla prova decisiva per la sua sopravvivenza. Sulla carta, la soglia dei 316 ottenuti all'ultimo test è ormai acqua passata. E, al netto di uscite già compiute e di mal di pancia diffusi, la differenza con il centro-sinistra si è pericolosamente assottigliata. Tanto che anche Denis Verdini, capace in passato di far risuscitare la maggioranza nelle condizioni più difficili, ha ammesso davanti al Cavaliere che il rischio di uscire battuti questa volta è molto alto.

Il centro-sinistra scioglie il nodo: astensione sul rendiconto
L'esito del match dipenderà comunque da due variabili: la scelta dei malpancisti e soprattutto la strategia dell'opposizione che ha sciolto il nodo dopo una riunione di tutti i capigruppo del centro-sinistra, allargata anche ai radicali Bernardini e Turco. Ebbene la scelta finale è la seguente: partecipare alla seduta pomeridiana, ma senza votare il rendiconto, eccezione fatta per i dipietristi che voteranno "no". A prevalere, quindi, è la carta emersa nelle indiscrezioni della vigilia: cioè quella dell'astensione. Con l'obiettivo, nemmeno troppo velato, di coagulare anche il "non voto" dei dissidenti del Pdl. Che, a poche ore dal nuovo test della maggioranza, cominciano a uscire allo scoperto.

Il premier prova a rinconquistare gli incerti
Sciolta la carta da giocare oggi pomeriggio, resta poi da capire cosa faranno le opposizioni un minuto dopo il voto. Ovviamente il passo successivo dipende dall'esito della votazione. Se, come hanno calcolato con puntiglio gli strateghi del centro-sinistra, la somma degli astenuti e dei voti contro dovesse superare i "sì" della maggioranza, allora potrebbe scattare subito il tentativo di spallata al Cavaliere con la presentazione, a stretto giro di posta, della mozione di sfiducia. Sempre che il premier, preso atto della sconfitta, non anticipi tutti e si presenti spontaneamente al Colle per il passaggio di testimone. Prima di mollare, però, il Cavaliere vuole vedere cosa succederà e capire se davvero i dissidenti avranno il coraggio di tradurre le loro perplessità in un voto contrario al Governo. Cercherà, Berlusconi, di giocarsi le ultime chance contattando personalmente i malpancisti per provare a dissuaderli: stamane ha visto Bertolini e Stracquadanio, tra i firmatari della lettera recapitatagli la scorsa settimana, mentre Antonione ha annunciato che non incontrerà il Cavaliere.

Ecco gli scenari possibili dopo il voto
Solo dopo il voto, Berlusconi incontrerà i vertici della Lega e riconvocherà lo stato maggiore del Pdl per decidere le prossime mosse. A questo punto sono tre i possibili scenari: la maggioranza riesce a superare il test e prova ad andare avanti; al contrario i numeri certificano la dissoluzione del Governo Berlusconi e il Cavaliere potrebbe valutare a questo punto per la richiesta al capo dello Stato di dar vita a un esecutivo, sempre a guida centro-destra ma allargato ai centristi; infine, ultima ipotesi, la soluzione cara alla Lega, cioè il voto anticipato. Ieri l'ambasciatore di Bossi, il ministro Calderoli, ha tentato di convincere il premier a compiere un passo indietro, ma ha ottenuto il diniego di Berlusconi che vuole sfidare i suoi in aula. Oggi pomeriggio si vedrà se il Governo è arrivato al capolinea.

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