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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 21:00.
L'ultima modifica è del 10 novembre 2011 alle ore 12:29.

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È la plastica rappresentazione di un partito spaccato ed è tutta condensata in quel «vediamo» con cui Silvio Berlusconi risponde ai cronisti che gli chiedono lumi sul nascituro governo di larghe intese. Il Cavaliere si ferma qui, niente spot pro Monti almeno per ora. Anche se qualcuno si aspetterebbe parole più chiare vista la controfirma che ha assicurato sotto il decreto di nomina a senatore a vita del professore bocconiano voluto ieri dal capo dello Stato. Mentre Umberto Bossi ribadisce la contrarietà della Lega a un governo tecnico. «Noi restiamo fuori perché da fuori si può controllare meglio. Non c'è ancora un programma e noi non vogliamo dare a priori la nostra adesione a un governo in cui non c'è progetto nè programma». Ma l'alleanza con Berlusconi non è in discussione, anche se il Cavaliere dovesse promuovere un governo Monti. «Quello non c'entra niente».

Berlusconi: su Monti deciderà il partito, vorrei voto ma mercati non aspettano
Per ora comunque il placet ufficiale del premier tarda ad arrivare. Tra la firma in calce al decreto di nomina voluto da Napolitano e la riunione dei senatori del Pdl cui il premier prende parte in serata, ci sono però i tanti distinguo dei ministri pidiellini che suggeriscono prudenza al Cavaliere. Il quale, davanti ai suoi, esordisce così. «Siamo sotto la speculazione internazionale e il mondo finanziario ci dice che non possiamo reggere due o tre mesi in attesa delle elezioni». Insomma, l'opzione voto resta senz'altro la preferita dalle parti del premier - ancorché ci sia il rischio di perderle, come è emerso durante l'ufficio di presidenza del Pdl - ma i mercati, è il ragionamento del premier uscente ,finirebbero per punire il Paese. Insomma, la strada del governo Monti sembra segnata, ma Berlusconi assicura ai senatori che la scelta «sarà di tutto il partito, dell'ufficio di presidenza o, se dovesse servire, convocheremo la direzione nazionale». Scelta che arriverà con molta probabilità tra sabato e domenica, a ridosso delle possibili consultazioni del Colle.

Alfano: noi per il voto, ma decide il Colle. E Frattini promuove Monti
Di certo non sarà facile arrivare a una posizione comune. Perché nel Pdl non tutti sono convinti che un governo tecnico guidato da Mario Monti possa condurre il Paese al di fuori dell'impasse. Per questo, man mano che passano le ore, il fronte politico si va dividendo in tre tronconi: i favorevoli all'ex commissario Ue, coloro che sostengono una soluzione politica (Alfano o Letta in pole) e i fautori del voto subito. Angelino Alfano, segretario del Pdl, si incarica di illustrare nel pomeriggio la linea del partito che, sul tema, è però tutt'altro che un monolite. «Noi operiamo per il bene del Paese, il nostro comitato di presidenza aveva deciso che dopo il governo Berlusconi si sarebbe dovuti andare al voto, ma non sovrapponiamo la nostra voce a quella del presidente della Repubblica». Franco Frattini, ministro degli Esteri, si iscrive invece al primo gruppo ed elogia il neosenatore a vita. «Ha una caratura internazionale che nessuno può disconoscere».

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