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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2011 alle ore 15:18.

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Non sarebbe ora che la Banca centrale europea fosse generosa con le nazioni così come lo è con le banche? Se lo domanda il New York Times, osservando che mentre i Paesi dell’eurozona barcollano, solo le banche ricevono aiuto.

In un’analisi pubblicata sul Nyt, Jack Ewing fa notare che fin dall’inizio della crisi finanziaria, la Bce ha prestato alle banche dell’eurozona “tutto il denaro che volevano”, cercando di mantenere la liquidità che è la “linfa vitale” del sistema finanziario globale.

Ma poiché “si è rifiutata” di offrire lo stesso servizio di facile concessione di credito a Paesi come l’Italia e la Spagna, secondo l’opinionista del Nyt, la Bce “non sta affrontando il problema principale dell’eurozona”: una vendita massiccia del debito dei Paesi in difficoltà che sta spingendo i costi di indebitamento a “livelli pericolosi”.

La scorsa settimana, durante la crisi politica, gli investitori hanno spinto i tassi d’interesse sul debito italiano a livelli record. Ma anche lunedì – sottolinea il Nyt - nonostante l’effetto calmante atteso dall’incarico a un primo ministro tecnocrate, i prestatori hanno continuato a chiedere all’Italia di pagare tassi a livelli così alti da potere alla fine mandare in bancarotta il Paese.

Per l’analista del Nyt c’è “un’atmosfera di diffidenza” che ricorda il periodo dopo il crollo di Lehman Brothers nel 2008. “Le banche europee si chiedono l’un l’altra tassi d’interesse più alti per i prestiti overnight, essenziali per mantenere la circolazione di denaro”.

Di fronte alla crisi europea del debito sovrano, le banche sono sotto pressione per ridurre i costi e aumentare il capitale. Così Unicredit ha annunciato che un maxi aumento di capitale (7,5 miliardi di euro, ovvero 10,3 miliardi di dollari), e il taglio di 5.200 posti di lavoro.

Ma la paura più grande, fa notare il Nyt, non è che una singola banca soccomba alla crisi di liquidità, ma che ciò accada a un intero Paese.

Se la paura che ha mandato i tassi d’interesse italiani a livelli record diventa una “condizione cronica”, il Paese rischia di perdere la liquidità necessaria per pagare i detentori del debito da 1.900 miliardi di euro. E quello sarebbe l’ “Italy Moment”, il momento in cui il problema di liquidità di Roma diventa il problema di tutti.

Il neo-presidente della Bce, Mario Draghi, insiste nel dire che ogni Paese deve aiutare se stessi, tagliando la spesa e prendendo misure per la competitività dell’economia. Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e influente membro del consiglio esecutivo della Bce, è andato oltre dicendo che sarebbe illegale usare la Bce per risolvere i problemi di bilancio dei governi. Ma quello che i mercati vogliono sentire – fa notare Ewing – non sono solo assicurazioni di riforme a lungo termine ma anche che la banca centrale farà tutto il necessario per prevenire il panico più a breve termine. Il Nyt cita la nota di Crédit Suisse ai clienti, in cui si auspica che la Bce accetti il ruolo di prestatore d’ultima istanza.

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