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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 07:41.

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Innanzitutto quell'attesa. Due ore e mezza chiuso nello studio con Giorgio Napolitano mentre tra i cronisti in attesa circolavano le voci più varie. Mario Monti legge la sua lista alle 13.25, annuncia che scioglie la riserva e che il giuramento ci sarà nel pomeriggio. Ma le voci non svaniscono con quei nomi. Anzi, riprende a circolare l'ipotesi di una trattativa in extremis ‐ proprio dal Colle ‐ con i partiti su quel tandem Amato-Letta a cui si era aggiunto anche un nome gradito al terzo polo di Casini (Piero Gnudi). Un negoziato che evidentemente non si sblocca e due caselle ‐ riservate a loro ‐ restano vuote. Sono quelle degli Esteri e della Difesa. È così che tra Monti e Napolitano si arriva ai nomi dell'ambasciatore Giulio Terzi di Stant'Agata e l'ammiraglio Gianpaolo Di Paola: due telefonate a sorpresa, la prima sveglia l'ambasciatore a Washington, la seconda invece arriva a Kabul dove si trova l'ammiraglio. Saranno infatti gli unici due assenti alla cerimonia per il giuramento.

Ma quelle due ore e mezzo non sono trascorse solo a sbrogliare quel nodo. In discussione ‐ pare piuttosto approfondita ‐ c'è stata anche la questione dell'Economia e dell'articolazione tra viceministri e sottosegretari visto che Monti tiene per sè l'interim. Sembra così che sia stata decisa una suddivisione di deleghe in tre (o forse quattro) di cui l'unico nome certo è Vittorio Grilli mentre torna il nome di Guido Tabellini. E ancora. L'altro ministero che è stato molto soppesato nei ragionamenti del Quirinale e del premier è stato lo Sviluppo economico: un ministero che riassume tutti gli snodi economici, dunque, una scelta molto delicata, su cui poi Monti dirà «la logica è stata quella di mettere al centro iniziative coordinate per la crescita». Inoltre, tra le competenze sembrava ci dovesse entrare anche l'Ambiente, ipotesi poi scartata per il non-gradimento del centro-sinistra.

Ecco quindi spiegata l'attesa mentre c'era anche chi raccontava di una telefonata di Silvio Berlusconi sul ministero della Giustizia: voce assolutamente non confermata. Ma insomma alla fine la lista è arrivata quando già da qualche ora si sapeva che sarebbe stata di soli tecnici. Ed è su questo punto che Mario Monti ha dato la sua prima risposta a chi gli chiedeva di una presunta debolezza proprio per l'assenza di politici: «La non presenza agevolerà perché toglierà motivi di imbarazzo: le forze politiche, che spero stiano uscendo da una fase di dialettica molto, molto vivace, hanno manifestato una chiara preferenza a sostenere questo governo senza farne parte. D'altra parte la stessa nascita di un governo innovativo riflette la grande convinzione delle forze politiche che si tratti di momento straordinario». Ma i cronisti non mollano la presa sui politici e insistono: ci saranno ingressi in seguito? Monti chiude la porta con una battuta: «È stato abbastanza interessante e impegnativo arrivare a formare questo governo: non prendo in considerazione in questo stadio un passaggio in corsa, perché di corsa si tratterà».

L'altro tema è l'emergenza, i mercati e l'Europa. Il neo premier è fiducioso spera in un «rasserenamento dei mercati» e in effetti la Borsa chiude in positivo anche se resta alto lo spread e il rendimento sui titoli di Stato. Ma dai leader europei e internazionali «sono arrivati segnali importanti», spiega Monti, che in serata tiene il suo primo Consiglio dei ministri per conferire gli incarichi ai ministri senza portafogli. Un altro ci sarà venerdì quando potrebbe essere affrontato il tema del completamento della squadra (mancano i sottosegretari che non saranno politici) e dei provvedimenti sulla crescita in vista della riapertura dei mercati lunedì prossimo.

Ma torniamo indietro, al pomeriggio, dopo il giuramento al Salone delle feste del Quirinale, Monti va dritto a Palazzo Chigi per il passaggio di consegne con Silvio Berlusconi. La scena è quella della Sala del Galeone dove i due si sono stretti la mano, l'ex premier ha fatto il suo «in bocca al lupo» a cui è seguito il tradizionale rito della campanella con cui il nuovo presidente del Consiglio ha dato il via alle riunioni dell'Esecutivo. Il Cavaliere non ce la fa e ragala la sua ultima battuta: «La campanella la suonavo sempre quando facevo il chierichetto in Chiesa». La prima giornata di Monti premier finisce. Oggi c'è il primo faccia a faccia con il Senato e il voto di fiducia. Domani toccherà alla Camera.

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