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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
Nulla di fatto anche ieri. È servita ancora questa notte di trattative per sciogliere la riserva e consegnare la lista dei ministri a Giorgio Napolitano. E così che Mario Monti nella conferenza stampa che ha chiuso le consultazioni ha dovuto fissare l'appuntamento solo per oggi: ore 11, Quirinale. Il fatto è che nel Pd e Pdl ci si è bloccati su un vero e proprio braccio di ferro per l'ingresso nel Governo del tandem Gianni Letta e Giuliano Amato. Il «no» del partito di Bersani al sottosegretario di Silvio Berlusconi è stato totale: «Serve una discontinuità», diceva lo stesso segretario del Pd spingendo per una lista di soli tecnici e non "annettendo" nel recinto Democrats Amato.
L'impasse si è trascinata sino a tardissima serata quando Gianni Letta ha ribadito agli interessati di voler fare «un passo indietro» e rinunciare alla partecipazione nella squadra. Un beau geste anche per liberare la posizione di Amato dai veti facendolo entrare nella lista di ministri nella casella "Esteri". Ma non è bastato a superare le resistenze del Pdl che comunque ha puntato i piedi: senza Letta non c'è Amato. Stessa scena nel Pd che si dice pronto alla rinuncia di Amato e all'ingresso solo di tecnici. Il pallino è così tornato nelle mani del Colle che punta a dare solidità all'Esecutivo Monti e quindi a rafforzare la squadra sia con Letta che con Amato, entrambi esperti "portatori di consenso" fuori e dentro il Parlamento. Ma nella notte è saltato tutto: fuori sia Amato sia Letta. Il fatto è che non si esclude un gesto a sorpresa del Colle, nè che la trattativa riprenda fino all'ultimo minuto utile.
Questo è in sintesi il nodo che ha imbrigliato i partiti principali e trascinato a oggi la lista dei ministri. Ormai si dà per certo che sia Monti stesso a prendere la delega anche dell'Economia articolando però il ministero di almeno due viceministri: Vittorio Grilli (che seguirà gli Ecofin) e Guido Tabellini, attuale rettore della Bocconi e alla direzione generale andrebbe Vincenzo La Via proveniente dalla Banca mondiale. Per Antonio Catricalà si profila il ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio o anche allo Sviluppo Economico, dove circolava con insistenza pure il nome del banchiere Corrado Passera. Ed è un testa a testa tra Livia Pomodoro e Cesare Mirabelli per guidare la Giustizia mentre appare più certa la designazione di Anna Maria Cancellieri agli Interni (più indietro il prefetto Carlo Mosca). In realtà si parla anche di Carlo Secchi per lo Sviluppo economico o per le Infrastrutture, di Corrado Clini all'Ambiente, di Luisa Torchia alla Pubblica amministrazione. Una new entry nel totoministri è Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, che approderebbe alla Cultura mentre Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, in pole con Francesco Profumo all'Istruzione. Al Welfare scala posizioni Elsa Fornero docente all'Università di Torino ed esperta di previdenza, più indietro Carlo Dell'Aringa. Ai Rapporti con il Parlamento c'è Antonio Malaschini, ex segretario generale del Senato, mentre si parla di Giampiero Massolo agli Esteri (in caso di uscita di Amato, con un'ipotesi anche per l'ambasciatore Giancarlo Aragona) e del generale Vincenzo Camporini alla Difesa.

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