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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 16:32.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2011 alle ore 09:38.

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Perquisizioni in corso nella sede del San Raffaele. Don Verzè iscritto nel registro degli indagatiPerquisizioni in corso nella sede del San Raffaele. Don Verzè iscritto nel registro degli indagati

Un mediatore d'affari, Pietro Daccò, 55 anni, è stato fermato mentre cinque persone, tra cui il fondatore dell'ospedale San Raffaele, don Luigi Verzè, risultano indagate per concorso in bancarotta nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sulla Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. Una ventina di perquisizioni, anche nella sede dello stesso San Raffaele, sono state effettuate da parte della Guardia di Finanza di Milano.

Tra gli indagati ci sono i costruttori Pierino e Gianluca Zammarchi (padre e figlio) che hanno avuto lavori in appalto per decine di milioni di euro. Iscritti nel registro degli indagati, anche Mario Valsecchi, direttore amministrativo della Fondazione San Raffaele, e Andrea Bezzicheri, di Metodo Srl, come Gianluca Zammarchi. Nel decreto compare anche il nome dell'ex vicepresidente della Fondazione San Raffaele, Mario Cal, suicidatosi l'estate scorsa. I magistrati ipotizzano un sistema che permetteva al San Raffaele di creare fondi neri. I lavori venivano sovrafatturati e pagati di più del dovuto così gli imprenditori retrocedevano una parte dei guadagni al San Raffaele.

L'operazione avrebbe subito un'accelerazione quando gli inquirenti hanno avvertito l'intenzione di trasferirsi in Svizzera di Piero Daccò, fermato ieri. Secondo il suo legale, Giampiero Biancolella, Daccò «è sereno e non voleva assolutamente fuggire». Ultimamente secondo quanto si apprende Daccò, faceva la spola tra Lugano e Milano, senza mai femarsi troppo nel capoluogo lombardo. Gli inquirenti hanno deciso ieri per il fermo, perchè da un'intercettazione sarebbe emerso che si stava preparando a trasferirsi all'estero.

A Daccò e agli altri indagati viene inoltre contestato il reato di concorso in bancarotta in relazione a tre episodi che hanno «cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità intorno ai 3,5 milioni di euro, ndr)» alla Fondazione. In particolare l'acquisto di un aereo, l'anticipo per un immobile in Cile e spese «senza alcun interesse per l'ente erogante».

L'inchiesta ha subito un'accelerazione anche dopo alcuni articoli di stampa che parlavano delle istanze di fallimento presentate dalla procura in relazione a due società dei Zammarchi, legate al S.Raffaele. Gli stessi costruttori, sentiti ieri, avevano richiesto di essere interrogati. I due, da quanto trapela, avrebbero fornito riscontri utili alle indagini, ma i verbali sono stati secretati.

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