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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 19:18.

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Egitto al voto, la protesta non si fermaEgitto al voto, la protesta non si ferma

IL CAIRO - Non sarà facile farlo in mezzo al caos, ma lunedì e martedì gli egiziani iniziano un lungo e complesso processo elettorale che porterà, non prima di marzo, a eleggere un nuovo parlamento. Piazza Tahrir continua ad essere occupata: oggi è stata organizzata una muova manifestazione di massa e non intendono lasciare il centro del Cairo.

La protesta non si ferma nonostante le nuove minacce del generale Tantawi, il capo del consiglio militare che sta guidando la controversa transizione egiziana. «Non permetteremo ai facinorosi di rovinare le giornate elettorali», ha detto il generale rivolgendosi alla piazza. «Siamo a un crocevia ed esistono solo due strade: il successo delle elezioni o affrontare una pericolosa corsa ad ostacoli che le forze armate, come parte del popolo egiziano, non permetteranno».

In realtà i giovani di piazza Tahrir non sono contro le elezioni: anche loro andranno a votare. Ciò che a loro interessa è che i militari cedano immediatamente il potere ai civili. Il generale Tantawi invece ha nominato un nuovo premier, Kamal Ganzouri, e ha chiesto il sostegno di Mohammed ElBaradei e ad Amre Moussa, i due principali candidati presidenziali (queste elezioni si svolgeranno a giugno). La piazza respinge totalmente Ganzouri. Per uscire dalla paralisi, ElBaradei che invece è sostenuto dai giovani, aveva proposto di rinunciare alla sua candidatura presidenziale e diventare subito primo ministro. ElBaradei, tuttavia, chiede di avere pieni poteri. I militari invece vogliono continuare a controllare il governo che Ganzouri sta cercando di creare con grande difficoltà.

Il primo voto di lunedì e martedì per la camera bassa riguarda i più grandi e popolosi governatorati del Cairo e di Alessandria. La settimana successiva ci saranno i ballottaggi. Un altro gruppo di governatorati voteranno a metà dicembre e l'ultima parte del Paese andrà alle urne all'inizio di gennaio. Divise in tre parti si terranno poi le elezioni per la shura, la camera alta. Il nuovo parlamento non sarà convocato prima di marzo.

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