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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2011 alle ore 08:12.

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LE ELEZIONI PER IL PARLAMENTO
Al via la sesta Duma dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica
Alle urne
Centodieci milioni di russi votano oggi per eleggere il Parlamento, il sesto dalla fine dell'Urss. Sette partiti sono registrati per conquistare 450 seggi, distribuiti proporzionalmente tra chi riesce a superare un tetto elevato, il 7% dei voti. Nell'intera Russia i 95mila seggi, per la differenza di fuso orario, sono aperti tra le 21 di sabato (ora italiana) e le 18 di domenica. A vigilare sul voto e a contestare eventuali brogli saranno presenti 650 osservatori internazionali
Il più forte
Per mantenere la maggioranza assoluta del 66% dei seggi, Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, dovrebbe conquistare il 62% dei voti: un traguardo superato nel 2007, alle ultime elezioni, ma che sembra fuori portata oggi
Le previsioni
Al partito dei potenti (che l'opposizione ha ribattezzato PZhV, "Partito dei truffatori e dei corrotti") i sondaggi attribuiscono dal 39 al 53% dei voti, percentuali che - se si rifletteranno davvero nei risultati - verrebbero lette come una pesantissima sconfitta. «La vera battaglia non si combatterà sul risultato ma sul numero di persone che andranno a votare», ha detto l'onorevole Andrea Rigoni, osservatore del Consiglio d'Europa
I partiti in corsa
La Duma resterà in carica per cinque anni, fino al 2017. Si prevede che lo sbarramento del 7% verrà superato soltanto da quattro partiti, quelli già presenti in Parlamento (come si vede dall'emiciclo a fianco): il Partito comunista, i Liberaldemocratici (in realtà nazionalisti), Russia Giusta e ovviamente Russia Unita, la formazione di Putin. Ribattezzata da Mikhail Gorbaciov «una brutta copia del Pcus»

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