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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2011 alle ore 18:23.

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La Chiesa non ha pregiudiziali per ragionare su alcune precisazioni in
merito all'applicazione dell'imposta Ici sugli immobili di sua proprietà e degli enti religiosi. «Se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra», spiega il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, a margine di un convegno dell'Ucid a Genova. Aggiungendo che esiste comunque già una normativa sulla materia. Su questo aspetto, ha osservato, «se si riscontra qualche inadempienza, bisogna fare quello che si deve fare. Naturalmente si auspica che ci sia un accertamento e una conseguenza sanzionatoria».

Insomma, da Oltretevere si registrano la disponibilità ad avviare un confronto. E intanto in Parlamento cresce il fronte dei deputati favorevoli a una revisione delle norme attuali, mentre il Governo preferisce non sbilanciarsi. Così, a chi gli chiede se l'Esecutivo è pronto a rivedere la tassazione applicata agli immobili di proprietà del clero, il premier Mario Monti si limita a riferire quanto segue. «In 17 giorni non abbiamo preso
alcuna decisione e sono a conoscenza di una procedura di aiuti di Stato».

Tra i partiti, invece, come detto, non mancano iniziative in questa direzione. A cominciare dal Pdl, dove la deputata Gabriella Giammanco, propone di sottoporre a tassazione gli edifici che hanno finalità commerciali. E anche i colleghi Bianconi, Beccalossi, Faenzi e Biava - che hanno presentato alcuni emendamenti alla manovra all'esame delle Commissioni alla Camera - sostengono che «anche quegli enti, quelle associazioni e tutti quei soggetti che finora sono stati esenti dal pagamento di una tassa, quella sugli immobili, che non fa davvero piacere a nessuno pagare, contribuiscano a risollevare le casse dello Stato».

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