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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 16:46.

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Il presidente della Conferenza, Maite Nkoana-MashabaneIl presidente della Conferenza, Maite Nkoana-Mashabane

Alla 17ma conferenza Onu sul clima di Durban è stato raggiunto in extremis un accordo sulla tabella di marcia per arrivare a un trattato globale sulla lotta ai cambiamenti climatici entro il 2015, che entrerà in vigore nel 2020. Dopo una maratona di 13 giorni di negoziati, nelle prime ore di domenica è arrivata l'intesa che per la prima volta impone a tutti i grandi inquinatori di intraprendere iniziative per ridurre i gas serra. Il presidente della Conferenza, Maite Nkoana-Mashabane: «Abbiamo fatto la storia»

Per l'accordo si inizierà a lavorare già nel 2012
Per l'accordo globale si inizierà a lavorare già a partire dal prossimo anno. Per questo è stato incaricato un gruppo di lavoro ad hoc in base alla «piattaforma di Durban». Il documento, che dà mandato al gruppo di lavoro di definire l'accordo globale entro il 2015, sottolinea l'urgenza di accelerare i tempi e di alzare il livello di riduzione. La forma giuridica dell'accordo sarà oggetto di ulteriori discussioni. Per quanto riguarda il Kyoto2 dopo il 2012, riguarderà sostanzialmente l'Europa e pochi altri paesi industrializzati, visto che Giappone, Russia e Canada da tempo hanno annunciato il loro no al secondo periodo del Protocollo. Il Kyoto2 ha la funzione di fare da ponte verso l'accordo globale.

Via libera all'attività del Fondo Verde
Nel «pacchetto Durban» approvato dalla Conferenza, anche il via libera all'operatività del Fondo Verde per aiutare i paesi in via di sviluppo a sostenere le azioni contro il riscaldamento globale. Si tratta di 100 miliardi di dollari al 2020.
La tabella di marcia con l'accordo mondiale e il 'pontè di Kyoto2 ha come principale obiettivo quello di portare dentro la lotta comune ai cambiamenti climatici le nuove economie come Cina, Brasile e India. La partita è importante anche nei confronti degli Stati Uniti che non hanno mai ratificato il primo periodo di Kyoto.

La Ue, una svolta storica
«L'accordo sulla roadmap per il clima è una svolta storica». Lo scrivono Commissione e Consiglio Ue in una nota congiunta. «La strategia dell'Unione Europea ha funzionato», ha detto la Commissaria all'Ambiente, Connie Hedegaard, sottolineando che «molti credevano che Durban non avrebbe potuto fare altro che mettere in atto le decisioni di Copenaghen e Cancun, invece l'Europa voleva più ambizione e ha ottenuto di più». «Kyoto - ha aggiunto Hedegaard - divideva il mondo in due categorie, ora avremo un sistema che riflette la realtà di iun mondo reciprocamente interdipendente». «Con l'accordo sulla 'roadmap verso un quadro legale che dal 2015 coinvolgerà tutti i paesi nella lotta al cambiamento climatico - ha concluso Hedegaard - L'Unione europea ha raggiunto il suo obiettivo chiave nella Conferenza di Durban». Entusiastico anche il commento di Marcin Korolec, ministro per l'ambiente della Polonia, il Paese che detiene la presidenza di turno dell'Unione: «Questo è un momento paragonabile, se non anche superiore, a quello del successo del Cop1 nel 1995 quando, con il Mandato di Berlino, si arrivò all'unico accordo legalmente vincolante noto come Protocollo di Kyoto».

Clini: superati i limiti di Kyoto
«Siamo usciti dal "cono d'ombra" di Copenaghen. L'accordo supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale» offrendo all'Europa, e soprattutto all'Italia, la possibilità di costituire la "piattaforma" per lo sviluppo con le grandi economie emergenti: Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica. Lo ha dichiarato "a caldo" il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, commentando i risultati raggiunti a Durban.

Legambiente, un passo importante
«A Durban dopo lunghi e difficili negoziati si è riuscito ad evitare il fallimento e rinnovare il Protocollo di Kyoto come regime di transizione verso un nuovo accordo globale, che dovrà coinvolgere anche le maggiori economie del pianeta superando l'attuale contrapposizione tra paesi industrializzati e in via di sviluppo». Lo si legge in una nota delal Legambiente, che prosegue: «La Piattaforma di Durban prevede infatti la sottoscrizione di un nuovo accordo globale entro il 2015 e la sua applicazione a partire dal 2020. Esito questo non scontato visto l'ostruzionismo degli Stati Uniti, sostenuti da Canada Australia e Nuova Zelanda con Russia e Giappone a dar loro manforte. Ma grazie al ruolo determinante dell'Europa - finalmente con il sostegno convinto anche del nostro governo - è stato possibile dare vita ad una Coalizione di volenterosi tra paesi industrializzati emergenti e in via di sviluppo in grado di spingere India e Cina ad abbandonare il gioco dei veti contrapposti e costringere gli Stati Uniti ad approvare un mandato a sottoscrivere un accordo globale che abbia il Protocollo di Kyoto come architrave». (S. Nat.)

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