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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 15:36.

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Yoshihiko Noda (Epa)Yoshihiko Noda (Epa)

A poco più di nove mesi dall'esplosione improvvisa di una crisi che ha spaventato il mondo intero, il Giappone ha oggi annunciato ufficialmente la fine dell'emergenza nucleare. Il primo ministro Yoshihiko Noda ha dichiarato che tutti i quattro reattori problematici alla centrale atomica di Fukushima Daiichi «hanno raggiunto lo stato di "cold shutdown" che consente di definire l'incidente sotto controllo».

Il Governo e l'utility Tokyo Electric Power (Tepco) hanno dunque rispettato la promessa di riportare a una stato di stabilità la centrale entro la fine di quest'anno. Ora gli sforzi si concentreranno sulla delineazione di una «chiara road map» (parole di Noda) finalizzata in ultima analisi al decommissionamento dell'impianto: un piano che secondo molti esperti richiedererà alcuni decenni per la sua completa attuazione.
Per quanto l'annuncio (largamente atteso) abbia fatto tirare a molti giapponesi un sospiro di sollievo, vari esperti hanno sollevato dubbi sul reale significato della «stabilizzazione dell'impianto» e attendono più concrete indicazioni sulle direttrici delle prossime operazioni alla centrale.

Le maggiori critiche sono arrivate dall'organizzazione ambientalista Greenpeace: secondo il direttore esecutivo per il Giappone Junichi Sato «con il dichiarare trionfalmente un cold shutdown, le autorità giapponesi sono chiaramente ansiose di dare l'impressione che la crisi sia finita, il che non è affatto vero». Per Sato si tratta di una «cortina fumogena di pubbliche relazioni», in quanto «dal sito continuano a fuoriuscire radiazioni» e «la condizione esatta delle tonnellate di combustibile alterato resta sconosciuta» e «decine di migliaia di tonnellate di acqua altamente contaminata resta nei locali dei reattori e delle turbine». E conclude: «La minaccia radiologica posta dal disastro di Fukushima resta enorme» e il governo «dovrebbe cominciare a chiudere tutti i reattori in Giappone».

Non c'è alcuna possibilità che quest'ultima soluzione sia attuata: dopo le dimissioni del precedente premier Naoto Kan (che si era esposto proprio in favore di una fuoriuscita progressiva dal nucleare), l'attuale esecutivo Noda ha confermato che - pur cercando di ridurre la dipendenza dall'energia atomica - il Paese continuerà a farvi ricorso. Per quanto con preoccupante frequenza si susseguano gli allarmi per le ricorrenti tracce di contaminazioni alimentari, la sensazione è che il Governo stia incentivando una certa tendenza a cercare di mettersi alle spalle la crisi di Fukushima affiorata in una parte dell'opinione pubblica.

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