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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 14:45.
A livello di sistema poi, la maggior sfida per il Contnente è rappresentata dallo sviluppo del suo immenso potenziale agricolo e questo per un duplice motivo. In Africa è localizzato il 60% delle terre coltivabili non sfruttate del pianeta. Si tratta quindi di valorizzarle. Inoltre è inevitabile che anche in Africa si imponga un cambiamento di dieta con un aumento delle proteine animali consumate, come già è avvenuto in atri Paesi in via di Sviluppo quali l'India e la Cina. Diversi Paesi africani appaiono peraltro orientati su questa strada. Sono ad esempio la Nigeria che ha deciso di avviare un fondo finanziato con oltre 500 milioni di dollari dedicato ai piccoli agricoltori.
O il Ghana con un importante programma di aumento e differenziazione del cosiddetto ‘paniere alimentare' soprattutto nelle aree settentrionali del Paese. O ancora il Kenya, che sta puntando con successo ad accrescere l'export prodotti alimentari, che ormai dopo il turismo sono diventati la seconda fonte di valuta del Paese. Va ricordato che già otto anni fa diversi Paesi africani hanno concordato di dedicare una quota della spesa statale pari ad almeno il 10% allo sviluppo dell'agricoltura. Tra questi, oltre a quelli citati ci sono anche Etiopia, Malawi, Niger, Madagascar, Mozambico. La consapevolezza quindi è diffusa e i segnali, anche recenti, sull'impegno dei diversi Stati nello sviluppo agricolo sono decisamente incoraggianti.
Un ulteriore impulso alla crescita verrà anche dallo sviluppo delle infrastrutture (trasporti, servizi idrici, reti diproduzione/ trasporto/distribuzione elettrica ecc) che possono contribuire a risolvere una delle principali sfide del continente - e cioè la creazione di posti di lavoro - sia in modo diretto sia attraverso le attività complementari e indotte. Sotto questo profilo, non va sopravvalutato il problema della disponibilità di finanziamenti. Su questa materia si è espressa ad esempio la Banca Mondiale con una serie di rilevazione da cui risulta che il ‘gap' finanziario può essere superato se si effettuano alcune scelte strategiche tra cui:
-la capacità di imporre, per i servizi erogati, tariffe adeguate a garantirne la bancabilità/redditività come è stato fatto con successo in Sudafrica in parallelo con un maggiore coinvolgimento di operatori privati e lo sviluppo di formule PPP (public-private- partnerships)
-il conferimento a progetti infrastrutturali di una quota adeguata di introiti e royalties che i Paesi africani ricavano dallo sfruttamento delle loro risorse petrolifere e minerarie. E' il caso ad esempio di quanto sta già avvenendo in Nigeria.
-una particolare attenzione agli aspetti di costo/efficienza dei progetti sviluppati.
Sul medio termine, l'obiettivo dei Paesi africani deve essere quello di raggiungere una maggiore diversificazione delle rispettive economie in cui, inserire, accanto ai cosiddetti settori ‘resource based' (estrazione pretrolifera,risorse minerarie a agricoltura) anche una quota maggiore di attività manifatturiere e di trasformazione con un percorso graduale che può partire da una maggiore copertura della domanda locale di prodotti e servizi per espandersi poi sui mercati esteri a partire da quelli regionali. Finora l'unica economia africana pienamente sviluppata sotto questo profilo è quella sudafricana ma ci sono diversi Paesi in fase di transizione che stanno iniziand implementare un analogo modello tra cui ad esempio Senegal, Gabon, Uganda, Kenya ecc. Si aggiungono il grande potenziale, sotto questo profilo, grandi produttori africani di idrocarburi, come la Nigeria, che hanno il vantaggio di disporre di risorse aggiuntive per operare in questa direzione.
Di grande aiuto, in questa direzione, è anche l'evidente diminuzione in atto nei conflitti che per lungo tempo hanno minato la stabilità del continente e il miglioramento in generale della ‘governance' di questi Paesi. Ancora una volta vengono in aiuto le rilevazioni della Banca Mondiale da cui emerge che i Paesi che negli ultimi anni si sono impegnati in consistenti processi di riforma delle rispettive economie hanno anche ottenuto livelli di crescita dei rispettivi PIL superiori del 2% rispetto agli altri. Va rilevato che questa trasformazione è promossa anche da una maggiore consapevolezza dei Governi africani di dover rispondere a un'opinione pubblica sempre più attiva e alla richiesta di creare adeguate opportunità di impiego per le rispettive popolazioni che godono oggi di un livello di istruzione decisamente più elevato che in passato.
Resta aperta, per le imprese occidentali, la sfida con la crescente presenza cinese sul Continente, che si avvale di un modello di relazioni economiche strutturate da Stato a Stati e che consente a Pechino di proporre all'Africa i propri prodotti, la propria manodopera e la capacità di realizzare grandi opere e infrastrutture in cambio di un accesso alle risorse di materie prime del Continente. "Il fenomeno no va sopravvalutato", sostiene ….. per diversi motivi. "Innanzitutto alla Cina si affiancano altri grandi Paesi del cosiddetto Sud del mondo come l'India e anche il Brasile. Inoltre i Paesi Occidentali hanno altre carte da giocare".
Quali? Innanzitutto la qualità dei prodotti forniti e delle opere realizzate, che devono imparare però a far capire e riconoscere. Si aggiunge la possibilità di fornire valore aggiunto attraverso la gestione dei marchi ma anche la fornitura di assistere la clientela con adeguati servizi postvendita. Infine, a livello di sistema, possono puntare a garantire un utilizzo sostenibile delle ricchezze e una valorizzazione delle risorse umane locali. Non si tratta soltanto di aumentare l'occupazione, ma di affiancare la creazione di nuovi posti di lavoro a un'adeguata attività di formazione e diffusione delle conoscenze.
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