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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2011 alle ore 08:11.
«Il Parlamento ha dato un segnale di coesione e responsabilità, ora siamo più credibili». Non è ben chiaro se il viceministro ci creda fino in fondo. Ma sono le 11 di sera, la Camera ha appena approvato la prima manovra del Governo Monti e lui, Vittorio Grilli, rientrando al ministero dell'Economia, ha certamente una gran voglia di crederci.
Viceministro, si era detto rigore, equità e crescita. Il rigore è, dolorosamente, sotto gli occhi di tutti, ma equità e crescita?
È stato fatto un grande sforzo per l'equità e anche per la crescita ci sono interventi importanti. Ma l'azione del Governo andrà giudicata al di là di questo primo intervento di emergenza. Non finisce qui.
Intanto gli italiani sono chiamati a sacrifici molto pesanti.
Questo è vero. Spesso con le manovre si incide sulla disponibilità finanziaria delle persone. Qui siamo stati costretti a farlo in modo pesante: in alcuni casi chiediamo un vero e proprio cambio nelle abitudini di vita. Sono sacrifici importanti.
Serviranno? I mercati sembrano aver rapidamente digerito queste misure: tassi e spread sono tornati maledettamente alti.
Questo è un approccio sbagliato. Bisogna domandarsi: dove saremmo senza questa manovra? E la risposta, mi creda, è tutt'altro che ipotetica. Direi che è quasi una certezza. Il futuro era la Grecia. Non amo fare paragoni, ma questa verità va detta con chiarezza altrimenti si possono fare gravi errori di valutazione. L'Italia sarebbe arrivata lì: e allora i cambiamenti per gli italiani sarebbero davvero stati devastanti.
Ma l'economia italiana non è paragonabile a quella greca. Abbiamo fondamentali molto migliori. Siamo il secondo paese industriale d'Europa, abbiamo un forte attivo patrimoniale e un risparmio privato da record.
In questa tempesta, purtroppo, le differenze strutturali vengono travolte. L'evoluzione dei tassi dimostra un progress comune davvero preoccupante. Grecia, poi Irlanda, Portogallo, quindi Spagna e ora Italia: le curve dei rendimenti si rincorrono come in un film già visto. Noi abbiamo voluto interrompere quel film. E le reazioni di consenso che raccogliamo in tutta Europa e nel mondo ci fanno pensare che siamo sulla strada giusta.
Non faremo la fine della Grecia anche se sapremo evitare di avvitarci in una spirale di bassa crescita. Non si poteva fare di più sul fronte dei tagli di spesa, evitando interventi troppo depressivi sul lato delle entrate?
Sulla spesa pubblica è stato fatto molto già in questi anni. Non ci sono più tesori o tesoretti da andare a colpire con facilità. Serve un'analisi approfondita dei bilanci dei ministeri e degli Enti locali per poi procedere con tagli e riforme molto mirati. È la spending review che stiamo rilanciando.