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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2011 alle ore 08:11.
Non è questo. Certamente sulle liberalizzazioni lo sforzo non è completo. Ma il problema è stato anche che lo strumento del decreto poco si prestava a un intervento complessivo. E in un Paese come l'Italia, con le sue forti corporazioni, sulle liberalizzazioni puoi e devi intervenire solo con misure generalizzate, che aprano le attività economiche a 360 gradi. Qualcosa comunque è stato fatto: dai poteri dell'Antitrust agli orari dei negozi erga omnes.
Avete subito il niet delle corporazioni in Parlamento. Monti ha assicurato che ci riproverà, con quali tempi?
I tempi li decideranno Monti e Passera. Di certo c'è la volontà forte di togliere tutti gli sbarramenti che frenano l'ingresso dei giovani nelle attività produttive, in tutte le attività produttive. La protezione ultima per qualsiasi settore dovrà essere la crescita economica non le barriere all'accesso. Su questo siamo determinati.
Intanto i mercati, dopo una prima accoglienza favorevole, sembrano ignorare i vostri sforzi e sono tornati a mettere sotto pressione l'Italia e i suoi titoli.
Ripeto: bisogna chiedersi dove saremmo se non avessimo fatto tutto questo. Siamo però consapevoli di dover ancora fare e dimostrare molto. Ma c'è di più. Perché l'Italia oggi è sicuramente la prima chiave per la stabilità finanziaria europea, ma ci sono anche altre chiavi non meno importanti. Sappiamo tutti che l'Europa non è stata ancora in grado di convincere i mercati che il set-up della governance e le misure anti-crisi siano sufficienti. Serve più integrazione e servono strumenti efficaci, non ci siamo ancora.
Non crede che l'accordo europeo sul fiscal compact sia debole? Soprattutto per l'incertezza sui tempi.
È un'intesa importante che garantirà stabilità all'euro nel medio e lungo termine. L'Italia l'ha sostenuta con convinzione. Ma è chiaro che nel breve, contro la crisi della moneta unica, vanno rafforzati subito gli strumenti di salvataggio, come i fondi Efsf e Esm. Bisogna poi aiutare un recupero di liquidità, che è il vero problema di tutta Europa. Le banche si sono ritirate in se stesse, nessuno presta più a nessuno.
In questo senso la Bce deve cambiare il suo ruolo, come da più parti si chiede?
I governi dei Paesi dell'Unione monetaria non esprimono mai giudizi sull'operato della Banca centrale, ne rispettiamo l'autonomia e l'assoluta competenza.
Intanto lunedì saranno a Roma gli ispettori del Fondo monetario internazionale...
È una missione di monitoraggio. Non ci vengono a dire cosa dobbiamo fare, non siamo entrati in un programmi di aiuti. È solo il monitoraggio che avevamo noi stessi chiesto al vertice di Cannes con il precedente Governo.
A proposito di precedente Governo, lei è stato - come direttore generale del Tesoro - un importante collaboratore di Giulio Tremonti. Come vive questa esperienza in un Governo che è chiamato a fare quello che il precedente non è riuscito a fare?
Io sono un tecnico. Eppoi governo vuol dire tante cose. Dal punto di vista di questo ministero c'è molta continuità: rigore, Europa, stabilità finanziaria. Mi sento coerente con me stesso. Glielo assicuro: non mi ritengo schizofrenico.