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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2011 alle ore 18:42.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2011 alle ore 19:49.

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Sulla possibile modifica dell'articolo 18 è di nuovo scontro tra Governo e sindacati con la Confindustria che sposa la linea di apertura di Elsa Fornero e quest'ultima che si dice «rammaricata e preoccupata» per la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil. Dalle imprese, invece, arriva il sostegno alla riforma del mercato del lavoro. «In una situazione come questa, come ha detto il ministro Fornero non ci sono più totem o tabù», spiega la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine di un convegno sull'agenda di riforme in Europa. Quanto basta per capire che Viale dell'Astronomia è pronta a ragionare di una revisione dell'articolo 18. «Ci siederemo a questo tavolo con la volontà di lavorare e collaborare. La riforma del mercato del lavoro va affrontata per tornare a crescere».

Marcegaglia: oggi mercato del lavoro non funziona
«Bisogna sedersi al tavolo e affrontare con pragmatismo la questione», evitando di «sedersi dicendo questo no, questo no», aggiunge Marcegaglia. «Mi auguro che il sindacato italiano alla fine, durante la trattativa, arrivi a una conclusione positiva», spiega ancora la leader degli industriali, facendo sapere che Confindustria «presenterà uno studio su come è il mercato del lavoro in Europa». Oggi, sostiene Marcegaglia, «un'azienda fa fatica ad assumere o assume meno perchè rispetto ad altri Paesi europei c'è una forte rigidità in uscita», mentre al contrario «c'è un eccesso di flessibilità in entrata» soprattutto a discapito di donne e giovani; una riforma del mercato del lavoro lo «renderebbe più fluido e darebbe opportunità a chi è escluso. Oggi il mercato del lavoro palesemente non funziona» e per questo «siamo interessati ad avere maggiore flessibilità in uscita, in linea con i grandi Paesi europei con cui competiamo».

Il muro dei sindacati: l'articolo 18 non si tocca
I sindacati però non gradiscono e i vertici di Cgil, Cisl e Uil fanno quadrato. Susanna Camusso è la più dura. «L'articolo 18 è una norma di civiltà perché dice che non si può licenziare un lavoratore perché sta antipatico o perché fa politica o appartiene al sindacato». Anche Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, respinge qualsiasi tentativo di modifica. «Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo, a 12 ore dall'approvazione della manovra già si aizza la gente su una materia che si sa che crea problemi». Mentre il segretario della Uil, Luigi Angeletti, avverte. «Noi non siamo rassegnati a lasciare che le cose si svolgano secondo la logica che vorrebbe l'attuale governo».

Fornero: reazione preoccupa, su di me linguaggio di un brutto passato
Un muro contro muro che provoca la reazione della Fornero. «La reazione» dei sindacati «non la capisco, e mi preoccupa anche molto, non sul piano personale, ma per le sue implicazioni per il Paese. Sono rimasta dispiaciuta e sorpresa per un linguaggio che pensavo appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi». Il ministro, però, non chiude ai sindacati. «Il dialogo? Direi di sì, a gennaio, visto che Natale è alle porte e la manovra deve essere ancora approvata». Però la responsabile del Lavoro è disponibile da subito. «Non ho preclusioni - ha sottolineato - ma bisogna che non ne abbiano neanche gli altri».

Bonanni: preoccupati lo siamo noi
«Mi dispiace che reagisca in questo modo: ad essere preoccupati siamo noi». Così il leader Cisl, Raffaele Bonanni, replica a SkyTg24 al ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Alla manovra,«discussa con nessuno», si «aggiunge un'iniziativa che si sa, prima di iniziare,crea molta divisione e confusione» su una materia «così spinosa». Una riforma, aggiunge Bonanni, annunciata «mediaticamente»: così «si apre una rottura prima di arrivare alla discussione». Parla di una «situazione incresciosa», che avrebbe richiesto «più cautela» e a Fornero dice ancora: «Doveva essere molto più accorta».
Ci sono state «parole - spiega - che davvero mi hanno molto sconcertato: si parla di lavoratori e pensionati "privilegiati" che prendono 1.000-1.200 euro al mese. Si è fuori misura. Credo che la coesione sociale e il buon senso debbano davvero essere recuperati. Ci preoccupa lei - dice ancora riferendosi a Fornero - ma doveva essere molto più accorta ad aprire un discorso così spinoso, così caldo. Mai nessun governo ha fatto una manovra così pesante senza discutere con i legittimi rappresentanti di lavoratori e pensionati. Ora che fa, si lamenta di cosa? Non dovrei neanche esprimere la mia opinione civilmente», dice ancora Bonanni, «chiamandola maestrina; al massimo è una espressione umoristica.

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