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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2011 alle ore 22:11.

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Se la normalità diventa notizia, c'è davvero qualcosa che non va. Un ragazzo di 29 anni per bene, normale, (con la fortuna di fare il calciatore pur senza avere il talento di Messi o Ronaldo e con uno stipendio da 90mila euro all'anno) rifiuta di vendere l'anima al diavolo e diventa un eroe. E' il personaggio del giorno, e in quanto tale la deduzione amara e istintiva è che si tratti di un'eccezione.

Fatta questa premessa, la storia di Simone Farina regala uno spiraglio di speranza, ci tiene appesi al filo sottile che ancora ci tiene incollati al piacere di guardare il calcio con gli occhi della sana passione sportiva. Le prede che più facilmente abboccano all'amo del guadagno facile hanno spesso le sue caratteristiche. Una carriera dignitosa ma non esaltante. Per dirla tutta uno che non diventerà mai un campione, che verosimilmente concluderà la sua carriera tra sette, otto, forse dieci anni senza assaggiare i palcoscenici più prestigiosi.

Che potrebbe però trovare un modo facile facile per arrotondare senza dare troppo nell'occhio. Una partita di Coppa Italia Cesena-Gubbio: basta un niente per aggiustarla, volendo. Niente spiegamento di telecamere che leggono labiali e intenzioni, niente moviole o polemiche per un fallo in più o in meno. Spesso, e lo dimostra la cronaca sportiva di questi ultimi mesi, basta davvero una telefonata e un'offerta allettante. Non questa volta.

Non due mesi e mezzo fa, in vista della gara ‘incriminata' del 30 novembre. Il biondo difensore riceve la telefonata dell'ex compagno delle giovanili della Roma (nel periodo d'oro quando il vivaio sfornò talenti come De Rossi e Aquilani) Alessandro Zamperini, finito in manette ieri nella seconda tranche della nuova inchiesta sul calcioscommesse. Qualche convenevole, la scusa di una macchina da vendere, poi la proposta indecente. Gente con un sacco di soldi a disposizione, un'organizzazione che fa capo a un non meglio identificato capo indonesiano che a sua volta, tramite un macedone, metterebbe sul piatto ben duecentomila euro per ‘aggiustare', perdendola con largo margine, la partita del Gubbio contro il Cesena. La condizione era che Farina convincesse un altro paio di compagni, possibilmente difensori, per la buona riuscita della combine.

Il colloquio tra i due si protrae per un po'. Farina dice che non se ne parla, Zamperini insiste. E' talmente abituato agli accordi facili che non lo ferma neppure il timore di una reazione del compagno. Insiste, chiede i numeri di telefono di altri giocatori del Gubbio, e promette addirittura di poter sistemare le cose sul finale del campionato nel caso il Gubbio si trovasse in difficoltà corrompendo giocatori di altre squadre avversarie. Poi, racconta lo stesso Farina, lo saluta con il gesto del silenzio, quasi un avvertimento malavitoso. Ed è qui che il senso civico diventa improvvisamente eroismo, anche se continuiamo a pensare che questa debba essere la normalità. Senza timore il difensore denuncia l'accaduto alla giustizia sportiva e, a distanza di poche ore, riferisce nel dettaglio la conversazione al procuratore di Cremona Roberto Di Martino. Adesso lo cercano tutti.

La faccia pulita del calcio da contrapporre al marciume che viene a galla. Lui si defila, lavora sodo per riprendersi dall'ennesimo infortunio, protetto dalla società che ha imposto ai tesserati il silenzio stampa sulla questione. Della vicenda ha parlato solo il tecnico Gigi Simoni, con poche considerazioni sulla vergogna e lo squallore del caso. Quanto al presidente del Gubbio Marco Fioriti, ci ha letto nel pensiero:
"Simone non e' un eroe ma una persona onesta e normale".

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