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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2011 alle ore 17:34.

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ROMA - Nuove rendite catastali che includano il valore patrimoniale del bene e al netto delle spese di manutenzione e gestione della casa. Recupero della certezza delle norme tributarie soprattutto in materia societaria con la codificazione dell'abuso del diritto. Pieno esercizio della delega per la riforma del sistema fiscale e assistenziale. Sono queste le direttrice indicate dal Governo per avviare, fin da subito, la "fase due" del Fisco.

In un documento pubblicato sul sito del ministero di via Venti Settembre che illustra le novità e le scelte dell'Esecutivo effettuate con la manovra 2011, sono indicati espressamente gli «ulteriori interventi per la crescita economica» a cui il Governo e in particolare il Mef ha iniziato a lavorare per «incidere significativamente sull'attuale struttura del prelievo ovvero dell'ordinamento tributario».

Come ha già avuto modo di sottolineare lo stesso viceministro all'Economia Vittorio Grilli, con la manovra appena approvata alcuni dei principi portanti della delega di riforma del sistema fiscale (Ace, lo spostamento del prelievo dalle persone alle cose) sono già stati anticipati. Il passo immediatamente successivo sarà quello di procedere all'attuazione di tutti i principi contenuti nel Ddl di delega all'esame della commissione Finanze della Camera.

Allo stesso tempo l'Economia è già pronta a chiedere una delega ad hoc per la revisione degli estimi catastali. Il decreto salva-Italia ha messo al centro della sua azione di risanamento e tenuta dei conti pubblici proprio gli immobili e le loro regole di tassazione. A partire da una rivalutazione delle attuali rendite catastali che però, vista l'urgenza, ha toccato linearmente solo i moltiplicatori delle rendite, generando non poche sperequazioni. La ricerca continua di indirizzare l'intervento verso una maggiore equità ha spinto il Mef a cercare di ridefinire quanto prima nuove regole per la determinazione delle basi imponibili catastali. E, come evidenziano gli stessi tecnici dell'Economia, «per ottenere una perequazione effettiva tra i diversi territori urbani è necessario porre in essere una riforma del sistema estimativo del catasto edilizio urbano». Per questo sarà necessario agire subito sulle rendite su cui poggia la tassazione immobiliare e che però non rispondono più ai valori di mercato. Questo valore per le abitazioni è pari, in media, a 3,73 volte la base imponibile ai fini Ici.

Per avviare la riforma, dunque, il Governo è pronto a chiedere un'apposita delega che poggerà su almeno cinque principi: le nuove rendite dovranno contemplare anche il valore patrimoniale dell'immobile e allo stesso tempo dovranno rappresentare il reddito medio «ordinariamente ritraibile» al netto delle spese di manutenzione e gestione del bene; sarà rivista la classificazione di tutti gli immobili; dovrà essere definitivamente superato, per abitazioni e uffici, il "vano" come unità di misura della consistenza fiscale dell'immobile, lasciando spazio al concetto di superficie espressa in metri quadrati; si dirà addio al sistema attuale che suddivide i beni in categorie e classi in relazione agli immobili ordinari e si farà spazio a un sistema di funzioni statistiche che mettano in relazione il valore del bene o il reddito dello stesso alla localizzazione e alle caratteristiche edilizie.

Ci si muoverà direttamente nell'ambito delle delega fiscale, invece, per realizzare l'altro pilastro della fase due del Fisco: la codificazione dell'abuso del diritto. Principio questo che lo stesso documento dell'Economia definisce «la via maestra per consentire alle imprese di operare in un quadro normativo stabile. L'assenza di una disciplina in materia di abuso del diritto, sempre secondo i tecnici dell'Economia, genera incertezza per le imprese italiane. In sostanza la possibilità di sindacare ex post le scelte delle aziende indebolisce di fatto l'affidamento del contribuente, il più delle volte poi sulla base di pronunce e orientamenti dei giudici.

In sostanza, sottolinea ancora l'Economia, occorre un intervento normativo ad hoc che definisca esplicitamente il concetto di abuso del diritto rendendo «distinguibile il risparmio d'imposta legittimo dal vantaggio fiscale indebito». Per farlo sarà necessario far leva sul concetto di aggiramento delle regole fiscali. Non solo. La norma generale che a questo punto potrebbe proporre lo stesso Esecutivo dovrebbe prevedere anche garanzie procedurali a favore del contribuente rimuovendo alcune criticità emersi nelle commissioni tributarie e nelle aule della Cassazione a partire dalla rilevazione d'ufficio dell'abuso e all'incertezza sulle sanzioni applicabili.

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