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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2011 alle ore 07:54.
L'ultima modifica è del 23 dicembre 2011 alle ore 08:30.

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Senza la riforma del Catasto il sistema fiscale immobiliare, come si delinea nella manovra di Natale, rischia di diventare una folgorante epifania d'iniquità.

Nonostante i richiami di categorie professionali, proprietari e inquilini il Governo è andato dritto per la sua scorciatoia e ha permesso che nelle periferie di Milano o Roma le tasse pesassero quasi il doppio che a Cortina d'Ampezzo o a Forte dei Marmi per la stessa tipologia immobiliare. L'aumento generalizzato è ovviamente l'esito finale di un'assurdità che ha origini remote, agli anni Trenta, quando a Forte, ville a parte, c'erano solo casette contadine. E allora poteva aver senso pensare che un appartamento lì valesse meno che a Milano.
Nonostante la revisione delle rendite di fine anni Ottanta (si veda Casa 24 Plus di ieri) la sperequazione restava profonda.

E ora viene moltiplicata per 160. Di fronte a questi numeri non ci sono commenti. Ma quanto durerà questa situazione? A riformare il Catasto ci si erano messi nel 1999 e nel 2007, con leggi delega tranquillamente fatte decadere. Ora (si veda a pagina 6) se ne riparla e si vira l'imponibilità immobiliare sulla redditività reale, addirittura al netto delle spese: dal catasto dei valori a quello delle rendite, ma intanto oggi le tasse si pagano sul patrimonio. Inventato con i moltiplicatori.

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TAG: Milano

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