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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2011 alle ore 08:48.

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Via al dossier sgravi: 170 miliardi nel mirinoVia al dossier sgravi: 170 miliardi nel mirino

ROMA. Il dossier agevolazioni fiscali vale 170 miliardi. Una voce di spesa che il Governo Monti passerà sotto la lente già dalle prossime settimane. La cosiddetta fase due passa infatti anche per la rivisitazione degli sgravi per famiglie e imprese. Lo screening definitivo sulle tax expenditures è stato reso noto ieri dal ministero dell'Economia. I 720 bonus censiti dal gruppo di lavoro presieduto da Vieri Ceriani, all'epoca responsabile fiscale della Banca d'Italia e ora sottosegretario a via XX Settembre, producono effetti finanziari per oltre 253 miliardi. Quasi 83 miliardi, però, sono stati di fatto 'blindati' dai tecnici perché si tratta di sconti che evitano doppie imposizioni, o che garantiscono la compatibilità con l'ordinamento comunitario e accordi internazionali, o ancora che garantiscono il rispetto di principi costituzionali.

Con il monitoraggio, durato circa un anno e che non veniva realizzato dal 1990, tutte le agevolazioni sono state classificate in base a 14 codici, di cui i primi 3 dovrebbero assicurare un grado di protezione più elevata. La parte più significativa delle 'blindature' riguarda le detrazioni per lavoro e pensioni: sono, infatti, il 66% degli sconti più al riparo dal riordino imposto dalla riforma fiscale. Mentre poco più del 20% dei bonus protetti riguarda la famiglia: la garanzia più rilevante in questo caso interessa le detrazioni per coniuge, figli e altri parenti a carico (utilizzata da quasi 12 milioni di contribuenti). Sul fronte imprese, i bonus sul cuneo fiscale non hanno avuto il grado di protezione massima ma l'alleggerimento del costo del lavoro stabilito dall'ultima manovra è un segnale di come i 170 miliardi posti sotto la lente non debbano necessariamente essere tagliati ma potranno invece essere rimodulati.

Concluso il lavoro dei tecnici la partita delle agevolazioni è destinata a essere riaperta a stretto giro. La road map impostata dal precedente Esecutivo aveva previsto, infatti, la necessità di mettere mano al riordino delle tax expenditures entro la fine di settembre 2012 altrimenti sarebbe calata la scure dei tagli lineari. La rimodulazione di queste voci di spesa serve, infatti, a finanziare la revisione complessiva del prelievo, con un carico minore sui redditi d'impresa e da lavoro e un progressivo spostamento sui patrimoni e le persone. Nel decreto salva-Italia è stata però rivista la clausola di salvaguardia: il taglio lineare in caso di un mancato riordino nei tempi previsti è stato sostituito dall'aumento dell'Iva dal 21% al 23% e dal 10 al 12% a partire dal prossimo 1° ottobre.

Del resto i tempi sono serrati. La delega per la riforma fiscale è ancora ferma alle audizioni delle commissioni della Camera, anche se nella lettera di impegni inviata dall'Italia a Bruxelles nello scorso ottobre era stata prospettata la chiusura dell'iter parlamentare entro la fine di gennaio. E non è il solo ritardo. Per consentire al Governo di chiudere il cerchio entro l'autunno sul riordino delle agevolazioni, mancano ancora le conclusioni dell'altro tavolo istituito dall'ex ministro Giulio Tremonti: quello sulle sovrapposizioni tra fisco e stato sociale presieduto da Mauro Marè.

Un tassello fondamentale per stabilire e circoscrivere l'area dei futuri tagli.
In soccorso del Governo potrebbe arrivare, però, il nuovo Isee previsto dal decreto salva-Italia. L'indicatore della situazione economica del contribuente che consente l'accesso a sconti tariffari o prestazioni agevolate andrà, infatti, completamente rivisto entro la fine di maggio. Ma soprattutto il decreto del presidente del Consiglio chiamato al restyling dovrà stabilire le prestazioni a cui i contribuenti sopra le soglie stabilite dovranno dire addio dal 2013.

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