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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2012 alle ore 14:12.

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Non è certo la prima volta che le manovre aeronavali iraniane vedono il lancio di missili antiaerei e antinave che la propaganda di regime definisce sempre ultra-moderni, in grado di sfuggire ai radar nemici e con gittate portentose. Ad accentuare l'attenzione sulla manovre navali Velayat 90 in atto in questi giorni tra il Golfo Persico, Hormuz e il Mare Arabico non è quindi l'eccezionalità dell'evento o delle armi impiegate quanto la coincidenza tra le esercitazioni (che coprono un'area molto vasta, circa 2c mila chilometri) e la minaccia iraniana chiudere lo Stretto di Hormuz in risposta all'embargo sull'export di greggio che Stati Uniti e Unione Europea minacciano di imporre.

Le armi impiegate dall'Iran in questi giorni non cambieranno le sorti di nessun conflitto e pur essendo prodotte in Iran sono copie o derivati di missili stranieri ormai non più nuovissimi. L'antiaereo Merhab lanciato ieri da una motovedetta sembrerebbe a prima vista una versione imbarcata del missile Mershad derivato dal britannico Rapier fornito negli anni '70 all'esercito iraniano prima della rivoluzione khomeinista. Quanto ai tre missili antinave testati nelle ultime ore si tratta di armi frutto della cooperazione tra l'iraniana Aerospace Industries Organisation (AIO) e la China Aerospace Science and Industry Corporation (COSIC) che fin dal 2002 lavorano allo sviluppo di missili antinave cinesi lanciabili da unità navali batterie costiere ed elicotteri.

Il "Progetto Noor" ha visto l'Iran costruire i missili Nasr e Nour derivati rispettivamente dai vettori cinesi C-701 e C-802 che hanno un raggio d'azione di 15 e 120 chilometri mentre il Ghader sembra essere una versione del Nour con gittata incrementata fino a 200 chilometri. Dati ovviamente tutti da verificare per missili antinave che negli spazi oceanici non impensierirebbero la flotta statunitense o le forze navali più moderne ma che in acque ristrette come quelle del Golfo Persico potrebbero creare non pochi problemi se Teheran decidesse di bloccare lo Stretto di Hormuz

In acque basse e ristrette con le coste iraniane così vicine tutte le navi da guerra verrebbero minacciate ma anche le petroliere che a decine transitano ogni giorno in quelle acque. Se negli anni '80 i pasdaran minacciavano il traffico navale nel Golfo con barchini esplosivi e mine oggi potrebbero utilizzare missili antinave ben più rapidi e letali anche se non sono certo le "armi fnali" che Teheran vuol far credere..

Sul piano politico-strategico la chiusura di Hormuz da parte dell'Iran rappresenterebbe però una vera e propria dichiarazione di guerra che offrirebbe ai nemici di Teheran l'occasione per un attacco convergente e devastante su tutte le sue infrastrutture militari e del regime. Per questo è probabile che nel braccio di ferro in atto nelle acque dello stretto Ahmadinejad si limiterà a mostrare i muscoli.

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