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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2012 alle ore 08:15.

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Stipendi in Aula, è scontro sui datiStipendi in Aula, è scontro sui dati

Fini e Schifani puntano a varare ulteriori tagli a costi ed emolumenti di deputati e senatori entro gennaio. «Autonomamente il Parlamento deciderà, attraverso i consigli di presidenza di Camera e Senato - sottolinea il senatore questore Benedetto Adragna del Pd -, di effettuare i tagli rispettando tassativamente la data del 31 gennaio fissata dai presidenti di Camera e Senato». Due i fronti d'azione fra le ipotesi allo studio: portaborse e spese di trasporto. Si corre ai ripari, dunque, dopo i risultati contestati come «provvisori e incompleti» dagli stessi presidenti delle Camere, dei lavori della Commissione per il livellamento retributivo Italia-Europa.

La Commissione ha attestato che deputati e senatori nostrani guadagnano più dei colleghi europei in termini di stipendio lordo (ma bisogna poi tener conto della diversa tassazione nei sei Stati considerati), ma costano meno sul fronte di portaborse e spese aggiuntive. «Impossibile fare una media europea», per il presidente dell'Istat e della Commissione, Enrico Giovannini, perché oltre alle indennità, «ci sono molti altri aspetti, le spese di rappresentanza e per beni e servizi trattate nei vari paesi in modo molto differente».
Bersani invita a non strumentalizzare la battaglia sui costi della politica. «Attenzione a non fare demagogia - sottolinea il senatore questore Angelo Maria Cicolani (Pdl) - perché parametrare le indennità lorde non è sufficiente perché la tassazione nei Paesi presi come base di riferimento è diversa. Ne risulta che il netto delle indennitá parlamentari italiane è inferiore rispetto a quanto percepito in altri paesi Ue». Un senatore ci mostra la busta paga di novembre dalla quale risulta un netto di 4.762,05 euro. Un parlamentare francese con 7.100 euro lordi di indennità, ma una tassazione al 20%, guadagna circa 5.680 euro netti.

Una nota dell'ufficio stampa della Camera ha precisato che il costo complessivo per i deputati in carica «è inferiore» rispetto a quello sostenuto dalle assemblee di paesi con il Pil più elevato. In media 5mila euro per 12 mensilità, cifra che si abbassa per i deputati che svolgono anche altra attività lavorativa.
«Basta con l'antipolitica», hanno denunciato molti deputati e senatori, lanciando una raffica di critiche per le modalità di divulgazione dei dati e le inesattezze emerse dai commenti. «Un attacco ideologico - sottolinea Antonio Mazzocchi (Pdl), deputato questore della Camera - porta a una deriva non democratica e alla possibilità di fare il parlamentare solo se si è ricchi». Per Italo Bocchino (Fli)«il problema non è tanto il costo dello stipendio di ogni parlamentare, ma il numero di deputati e senatori che risultano essere troppi». Il presidente del Senato, Schifani, ha inviato una lettera ai capigruppo per promuovere un franco e aperto dibattito sul tema e ha contestato il fatto che il documento è stato «provvisoriamente acquisito dal sito del Dipartimento della Funzione pubblica, in assenza di una tempestiva e opportuna trasmissione ufficiale» al Senato da parte del Governo.

Tra le ipotesi allo studio il taglio alla gestione diretta dei portaborse, capitolo che salì alla ribalta con lo scandalo degli assistenti in nero assunti da alcuni parlamentari. Oggi ogni parlamentare dispone di una somma (3.690 euro per ciascun deputato e 4.180 euro per ogni senatore) destinata alle spese per il rapporto eletto-elettore che comprende oltre agli assistenti, anche le spese per le segreterie. Questa voce potrebbe essere gestita direttamente dalle Camere (come avviene in Europa) o dai gruppi parlamentari. Si potrebbe lavorare anche sulle spese di segreteria, se fossero le Camere a fornire quei servizi.
La riduzione dei costi potrebbe anche dare un colpo di mannaia al capitolo trasporti, che concede voli, treni e navi gratis ai parlamentari. Potrebbero essere tagliati i voli internazionali gratuiti o potrebbero essere consentiti solo un pacchetto di voli e treni gratis gestiti dai gruppi parlamentari in base alle reali esigenze. O si potrebbe agire sui viaggi in termini di autodichiarazione per scoraggiare un uso anomalo del beneficio.

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