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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Ieri sera, alla fine di una delle giornate più critiche per l'economia con lo spread a 520 punti e Piazza Affari in picchiata, Mario Monti, dopo avere incassato l'ennesimo elogio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, è salito sul Falcon 900 del 31° Stormo con direzione Bruxelles. I piloti erano stati mobilitati all'ultimo momento per la prima missione all'estero del premier italiano del 2012. Tutto era già pronto da giorni per portare Monti questa mattina a Parigi dove sono previsti gli incontri con il premier francese, François Fillon e con il presidente, Nicolas Sarkozy, ma la situazione ormai fuori controllo richiedeva una «tappa di lavoro importante» a Bruxelles come hanno riferito, in serata, fonti italiane. La tesi del viaggio privato (effettuato con mezzi pubblici) non ha convinto nessuno fin dall'inizio così come poco verosimile è apparsa la giustificazione dello stesso Monti che, sulla soglia del suo miniappartamento brussellese, ha allargato le braccia: «Lo sapete, io abito a Roma e Bruxelles...».
Bocche cucite dai portavoce dei vertici europei, ossia del presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, e del presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Non si trovavano ieri sera, a Bruxelles, neppure il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker né il presidente della Bce Mario Draghi.
Solo incontri informali e riservati organizzati in pochissime ore dall'ambasciatore presso la Ue, Ferdinando Nelli Feroci, capo della delegazione di alti funzionari (gli altri due sono il direttore dell'Integrazione europea della Farnesina Raffaele Trombetta e il direttore degli Affari internazionali del Tesoro Carlo Monticelli) incaricati di mettere a punto gli emendamenti italiani ai nuovi Trattati. E Monti riferirà l'esito degli incontri giovedì.
Alla vigilia della seconda riunione del Forum per l'«Accordo internazionale sull'Unione economica rafforzata» che si terrà proprio oggi a Bruxelles, Monti ha voluto rendersi conto personalmente dello stato del negoziato e fissare alcuni punti fermi irrinunciabili per il nostro Paese.
Innanzi tutto il premier avrebbe sottolineato come il titolo IV sulla «convergenza economica» dell'Accordo, così come è scritto, non sarebbe sufficiente e andrebbe quindi globalmente ripensato per dare maggiore enfasi alla crescita e all'implementazione del mercato interno (in sostanza, una "fase 2" europea). Per il resto l'ultimo testo dell'Accordo (o «fiscal compact» come è stato battezzato da qualcuno) fatto circolare tra le delegazioni tecniche ieri dal segretariato del Consiglio Ue sembrerebbe in parte venire incontro alle richieste italiane sulla disciplina di bilancio e sul calcolo del debito eccedente il 60% del Pil laddove si intenderebbe rispettare l'attuale normativa (Six Pack) e il regolamento 1177/2011 che prevede di considerare tutti i «relevant factors» tra le voci attive come il risparmio privato delle famiglie e la sostenibilità dei regimi pensionistici. Su questo punto specifico Monti cercherà di ottenere proprio oggi a Parigi il sostegno del presidente francese Sarkozy che già nel giugno scorso aveva visto con favore il compromesso strappato a Bruxelles dall'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il colloquio con Sarkozy affronterà però tutti i temi dell'attualità europea: dalla dotazione del Fondo salva Stati all'operatività della Bce agli eurobond. Più bilaterale il colloquio che Monti avrà con il premier Fillon dove verranno approfonditi gli ambiti di collaborazione economica e industriale tra Roma e Parigi al centro della conferenza economica «nuovo mondo» organizzata dal ministro dell'Economia francese, Eric Besson e alla quale parteciperà il ministro italiano dello Sviluppo economico, Corrado Passera.
Per una volta l'Italia sembra avere impresso il calcio d'inizio alla partita per salvare l'euro che vedrà lunedì il bilaterale franco-tedesco a Berlino con Merkel e Sarkozy, poi, mercoledì, l'incontro tra Monti e la cancelliera sempre a Berlino e il 18 la visita di Monti al premier inglese Cameron. L'Eurogruppo del 23 e, soprattutto, il Consiglio europeo del 30 gennaio dovranno tirare le fila di tutto questo lavoro. E Silvio Berlusconi lancia un monito al premier affinché non fallisca la sua missione in Europa: il Cavaliere ha detto «no a un appoggio al buio, perché prima serve un accordo col Pdl».
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L'agenda di Monti e gli emendamenti dell'Italia al Trattato
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