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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 08:07.

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Deficit sotto controllo con programmi di rientro che devono portare al pareggio di bilancio. Riduzione a tappe forzate del debito pubblico. Regole comuni per gli Stati dell'Eurozona, poste sotto la sorveglianza della Commissione e della Corte di Giustizia. Ma, almeno per ora, niente Eurobond. Queste le munizioni anti-crisi in arrivo con il trattato «sull'Unione economica rafforzata». Si tratta ancora di una bozza, che giovedì subirà le revisioni degli sherpa e che entro gennaio dovrà raggiungere l'assetto definitivo, per essere firmata a marzo, come sottolineato ieri dal presidente della Ue Herman Van Rompuy. Eccone i contenuti.

Il deficit
Il testo impone agli Stati il pareggio di bilancio (o il surplus per i più bravi). Sono consentiti deficit temporanei solo in presenza di un ciclo economico negativo, di circostanze eccezionali o in periodi di grave crisi. Queste attenuanti, però, non devono portare a deficit tali da compromettere la sostenibilità dei conti di medio periodo. La regola ricalca il vincolo al pareggio di bilancio inserito in Costituzione per prima dalla Germania già da tempo. Il trattato chiede a tutti di recepirla negli ordinamenti nazionali in disposizioni di rango costituzionale. La norma andrà accompagnata da un meccanismo automatico di correzione dei conti che scatti in caso di forti deviazioni dagli obiettivi di deficit.
Per i Paesi che incapperanno in una procedura per disavanzo eccessivo, il trattato prevede il varo di un programma di risanamento che deve comprendere riforme strutturali. Questo programma andrà sottoposto all'esame della Commissione e al Consiglio Ue, che ne monitoreranno l'attuazione.

Il debito
Anche il debito pubblico dovrà essere riportato sotto controllo. Gli Stati che superano il 60% del Pil dovranno ridurlo di un ventesimo l'anno. Per l'Italia, che svetta al 120% del Pil, significherebbe abbassarlo di circa 40 miliardi l'anno. Una sfida proibitiva. Ecco perché Roma sta tentando di inserire deroghe, per mitigare il percorso di rientro in presenza dei fattori rilevanti, come un basso indebitamento privato o il ciclo economico. Per ora è riuscita a ottenere solo una formulazione ambigua, che lascerebbe alla Commissione europea decidere caso per caso se concedere la deroga o meno.

Sanzioni e controlli
La Commissione può varare sanzioni e raccomandazioni nei confronti degli Stati dell'euro che non rispettano gli impegni di deficit e debito. Gli Stati in violazione dovranno accettare queste decisioni a meno che a queste non si opponga una maggioranza qualificata degli altri partner.
Ogni Stato contraente (come pure la Commissione) potrà chiedere ai Paesi che non rispettano le regole sul fiscal compact di risponderne davanti alla Corte di Giustizia Ue. Le decisioni della Corte saranno vincolanti.

Emissioni obbligazionarie
Nella bozza di trattato c'è appena uno spiraglio sugli Eurobond. Il testo dice che i Paesi contraenti dovranno coordinare le loro emissioni di debito pubblico, comunicandole in anticipo a Commissione e Consiglio Ue. Una formulazione distante dai titoli di debito comuni, che per ora sembrano accantonati.

Convergenza e crescita
La bozza di trattato delinea i principi cardine del rafforzamento della convergenza economica e fiscale nell'Eurozona e nell'Unione europea. Principi molto generali, che si limitano, per ora, a impegnare gli Stati contraenti a lavorare insieme verso una politica economica in grado di promuovere il corretto funzionamento dell'Unione economica e monetaria e la crescita economica. In questo conteso, «particolare attenzione», si legge nella bozza, andrà rivolta a rimuovere quelle circostanze che possono minacciare stabilità, competitività, crescita e creazione di posti di lavoro.
Il riferimento alla convergenza delle politiche di fiscali è ancora più vago. Gli Stati dell'euro potranno prendere misure specifiche per rafforzare la cooperazione in materie essenziali per il funzionamento dell'Unione monetaria, senza però compromettere il mercato interno. Le principali riforme di politica economica che i singoli Stati vorranno adottare dovranno prima essere discusse e coordinate livello comunitario.

A chi si applica
Il trattato vincolerà i 26 Stati dell'Unione
che hanno deciso di aderirvi, quindi tutti tranne la Gran Bretagna. Però, la bozza stabilisce che entro 5 anni dall'entrata in vigore, la sostanza dell'accordo dovrà essere assorbita nel quadro legale della Ue.

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