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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2012 alle ore 15:54.

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È in arrivo il verdetto (referendum "sì", referendum "no") della Corte costituzionale sul referendum anti-Porcellum. Mentre imperversa un tam tam che annuncia la possibile bocciatura del referendum il verdetto spetta alla Consulta che si riunirà l'11 gennaio per valutare l'ammissibilità dei due quesiti referendari che modificano la legge elettorale italiana chiedendo l'abrogazione della legge Calderoli, la 270/2005, soprannominata dallo stesso ministro "porcellum". I quesiti referendari hanno raccolto in tempi strettissimi oltre un milione e 200mila firme e sono stati ammessi dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione con numeri ampissimi. Sono state, infatti, ritenute valide 534.334 firme per il primo quesito e 531.081 firme per il secondo. È annunciata una iniziativa pro-referendum organizzata da Articolo 21, Libertà e Giustizia, Move On Italia e Popolo Viola: una fiaccolata, domani, dalle 18 in poi, in via del Quirinale, davanti alla sede della Corte Costituzionale.

Cinque difensori peroreranno la causa delle urne
Non è scontato che la risposta della Consulta giunga nella stessa giornata di mercoledì 11 gennaio. L'udienza avrà inizio alle 9,30, a porte chiuse, con le arringhe dei cinque difensori che peroreranno la causa della chiamata alle urne sul Porcellum: i professori Federico Sorrentino, Alessandro Pace, Nicolò Lipari, Alfonso Celotto e l'avvocato Vincenzo Palumbo. Alfonso Quaranta, presidente della Consulta, deciderà le modalità della discussione e le sue eventuali appendici. Gli avvocati che difenderanno le ragioni dei comitati promotori del referendum finiranno di parlare in mattinata e lo scambio di opinioni dei giudici costituzionali potrebbe non esaurirsi in serata e richiedere un aggiornamento.

Restano forti le divisioni in Parlamento
Siamo, dunque, a un bivio. Fra pochi giorni si saprà se il referendum potrà essere indetto per la primavera del 2012, se la legge elettorale sarà modificata in Parlamento o se si andrà al voto con questa legge, giudicata comunque pessima sia dal mondo della politica che dall'opinione pubblica. E anche se tutti i partiti si dicono d'accordo sulla necessità di modificare il sistema di voto, restano forti le divisioni e le proposte risultano, spesso, inconciliabili.

Casini (Udc): la legge elettorale va cambiata comunque
Per il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a «prescindere dalla Consulta, la legge elettorale va cambiata comunque». Dal canto suo il premier Mario Monti non esprime preferenze sul referendum anti-porcellum, per evidenti ragioni di opportunità e correttezza istituzionale, anche perchè, ha detto, si tratta di «un tema che spetta alla politica». Inoltre, come ha spiegato il professor Alessandro Pace, che mercoledì difenderà le ragioni del referendum elettorale, non si è costituito in giudizio davanti alla Corte Costituzionale».

La Lega teme trappole elettorali
La Lega Nord teme "trappole" elettorali, messe in atto per emarginare il Carroccio al momento del voto. Sulla legge elettorale sono al lavoro Roberto Calderoli e Roberto Maroni. L'ex ministro dell'Interno a dicembre ha messo dei chiari paletti per gli ex-alleatì del Pdl: con una nuova legge penalizzante per il Carroccio saltano le alleanze al Nord. Strada in salita, dunque, anche nella ex maggioranza.

In atto deboli tentativi di dialogo
Si continua a lavorare trasversalmente, ma con poca convizione, nel tentativo di trovare una intesa. C'è la proposta del vicepresidente del Senato, Vannino Chiti del Pd, che ha promosso una mozione di indirizzo, che ha una parziale "benedizione" del vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello. La strada di impegnare Camera e Senato sembra convincere tutti, ad eccezione dei leghisti che bollano l'iniziativa come una «perdita di tempo». Difficile trovare la quadra in un ginepraio di proposte, spesso inconciliabili. Nel Pdl, poi, c'è chi pone dei veti: non basta cambiare la legge elettorale, va cambiato il sistema istituzionale. Osvaldo Napoli (Pdl) è l'alfiere della richiesta berlusconiana di intervenire con un piano di ampie riforme istituzionali: dal Porcellum alla «riforma della architettura dello Stato» spesso invocata da Berlusconi. Per Gaetano Quagliariello del Pdl e Marco Follini del Pd, «a naso» i referendum non saranno ammessi.

Per l'Idv c'è un tentativo di boicottaggio dei referendum
Caustico il commento di Felice Belisario dell'Idv: «Pd, Pdl e Udc auspicano più o meno apertamente la bocciatura per tenersi stretto il Porcellum e magari accordarsi su una nuova legge anche peggiore di quella attuale». Per Belisario «da Quagliariello a Follini, si leva un coro bipartisan di uccelli del malaugurio che rafforzano le voci su inaccettabili pressioni verso la Consulta». L'Italia dei valori difende il referendum e ritiene che le prove di dialogo sui temi referendari della maggioranza siano solo un tentativo di «boicottare» la volontà dei cittadini.


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