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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 13:32.

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Filippo Patroni Griffi (LAPRESSE)Filippo Patroni Griffi (LAPRESSE)

Carlo Malinconico ha messo martedì pomeriggio la parola fine alla sua breve esperienza come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per colpa di salati conti pagati per lui dall'imprenditore Francesco De Vito Piscicelli. Ma chiusa una pagina del genere, un'altra rischia di essere subito aperta e di provocare terremoti nel giovane governo di Mario Monti.
Stavolta a finire sotto la lente è il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, che secondo alcuni quotidiani (Il Fatto in primis) avrebbe acqusitato una casa riscattata dall'Inps, affacciata sul Colosseo, a prezzi estremamente vantaggiosi.

Una sorta di nuovo caso Scajola? «Non credo che siano situazioni assimilabili», ha detto ieri lo stesso Patroni Griffi: «Non è una vicenda personale ma ha riguardato tutti gli acquirenti degli enti previdenziali di tutta Italia, secondo parametri fissati per legge - ha aggiunto - quindi è una situazione diffusa e generalizzata».

La vicenda inizia nel 1986, con un affitto agevolato a un giovane vincitore di un concorso di Stato
La vicenda è questa: nella casa di 109 metri quadri in via Monte Oppio 12, con affaccio sul Colosseo e sui Fori Imperiali, Patroni Griffi abita dal 1986, quando la ricevette dall'Inps, come vincitore di un concorso pubblico, con affitto agevolato. Nel 2003 l'ente previdenziale inizia a dismettere parte del suo patrimonio immobiliare e concede la prelazione di acquisto agli inquilini. Il prezzo, però, per una compravendita collettiva sarebbe agevolato solo nel caso l'immobile fosse giudicato popolare, aggettivo che il ministero del Tesoro giudica inadatto al palazzo di via Monte Oppio. Come infatti appariva nelle bozze del decreto del ministero (che il Sole 24 Ore aveva reso pubblico il 2 aprile del 2003), per il quale il valore medio di mercato del palazzo di via Monte Oppio era superiore del 70% al valore medio nel Comune.
Ma gli inquilini non ci stanno: sostenendo che l'edificio è a forte rischio sismico, e dimostrando che in molte parti è praticamente fatiscente, vincono la loro battaglia e ottengono che il loro palazzo venga accatastato come popolare. Fra i presidenti di sezione del Consiglio di Stato che giudicano effettivo quel rischio sismico del palazzo c'è proprio Patroni Griffi. Pertanto, come gli altri inquilini, nel 2008 Patroni Griffi acquista il suo appartamento dall'Inps pagandolo il prezzo popolare di 1.630 euro al metro, per un totale di circa 177mila euro. Quando il suo valore, secondo le stime di oggi, si aggirerebbe sugli 800mila.

La lettera di difesa al Fatto: ho fatto un acquisto secondo le possibilità offerte dalla legge. Scorgere il Colosseo richiederebbe operazioni inconcepibili, io soffro di vertigini
Patroni Griffi si difende dall'accusa, ribadendo la sua buona fede in una lettera inviata proprio al Fatto Quotidiano: nessun privilegio, dice, ma una «posizione» in comune con le «migliaia di cittadini italiani, di ogni condizione sociale, che sono diventati acquirenti, alle condizioni e secondo le procedure volute dal Parlamento, di immobili di enti previdenziali».

Il ministro ricostruisce l'intera vicenda, che definisce «personale». A partire dal suo trasferimento a Roma nell'86 dopo aver vinto il concorso pubblico per consigliere di Stato e dalla sua richiesta a vari enti per un alloggio da prendere in locazione, con risposta da parte dell'Inps per l'immobile in questione, «prospiciente i giardinetti su via degli Annibaldi» e dal quale, scrive Patroni Griffi, «scorgere il Colosseo richiederebbe operazioni inconcepibili per chi, come me, soffre di vertigini».

Immobile "di pregio" solo perché ubicato nel centro storico
Il palazzo, prosegue, «fu definito di pregio in virtù della sola sua ubicazione nel centro storico, mentre la legge dava una serie di altri parametri, tra cui lo stato di manutenzione (pensi che non vi era acqua diretta e che comunque l'Inps da molti anni non aveva svolto interventi di manutenzione). Da qui nacque il contenzioso con lo Stato che portò alla conclusione, sulla base di una consulenza tecnica, che quell'immobile, in base a tutti i parametri di legge, non poteva considerarsi di pregio. Il prezzo di vendita, quindi, fu un prezzo stimato di mercato dall'Ute».

«Temo di non essere in grado di scrivere un manuale per "furbetti" come mi viene suggerito», afferma. Patroni Griffi sottolinea di non aver «fruito di alcun privilegio personale». Oggi, aggiunge, «non so se percorrerei le stesse vie legali con tutti gli altri condomini», anche «per gli accostamenti ad altre vicende che, annunciate nei titoli, sono poi maliziosamente negati negli articoli. Vicende che nessuno, in buona fede, può seriamente rapportare alla mia». (Ch. B.)

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