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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2012 alle ore 08:16.

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Blocco dei taxi alla stazione TerminiBlocco dei taxi alla stazione Termini

Aggiornamento alle 12: l'Autorità di garanzia sugli scioperi starebbe valutando l'ipotesi di scrivere ai prefetti affinchè valutino se ci sono gli estremi per un'ordinanza di precettazione dei taxi alla luce dei gravi
disagi che si stanno verificando nelle principali città italiane.

Non hanno aspettato la data dello sciopero, proclamato per il 23 gennaio. La protesta è già scattata: ieri a Roma - all'aeroporto di Fiumicino e alla stazione Termini - i tassisti non facevano salire le persone a bordo. Un blocco che a Napoli è partito già l'altra sera, alle 21, mentre è scattato anche a Torino. Una reazione immediata, dopo che ieri sono circolate le bozze degli interventi che il governo vuole prendere e che vedono i tassisti una delle categorie coinvolte nel processo di liberalizzazioni. Stamani i tassisti liberi dal servizio organizzeranno un presidio sotto Palazzo Chigi.

Persone in attesa e assemblee spontanee ai posteggi per approfondire i progetti governativi. Mentre l'Autorità di garanzia sugli scioperi in una nota ha messo nero su bianco che il fermo è illegittimo. Secondo l'Authority un blocco totale del servizio taxi «non potrebbe essere considerato legittimo». Se ciò avvenisse l'Autorità avrebbe l'obbligo di intervenire con i poteri che la legge le attribuisce. E nella nota sottolinea di aver già mandato ai tassisti la raccomandazione di rispettare le mkisure che la legge e la disciplina del settore prevedono, a tutela dei cittadini.

All'epoca del governo Prodi, i taxi riuscirono a bloccare le città. Stavolta la protesta infiamma, ma colpisce che un falco come Loreno Bittarelli, leader di Uritaxi, Unione di rappresentanza italiana di tassisti, che paralizzò Roma nel 2006-2007, stavolta faccia un appello ai colleghi di non bloccare le città. «Significa prestare il fianco a chi ci attacca e all'opinione pubblica». E punta al confronto: «Abbiamo le sedi per dimostrare e far capire al governo che liberalizzare le auto bianche sarebbe un errore perchè significherebbe un accaparramento delle licenze da parte di chi ha più capitali e quindi oligopoli». E a ancora: «solo rimanendo uniti possiamo vincere», ha concluso Bittarelli, chiedendo l'incontro al governo per discutere sulla bozza di decreto. Duro il leader di Unica Cgil, Nicola Di Giacobbe: «Se il governo vuole lo scontro siamo pronti. La bozza se confermata è inaccettabile. No al cumulo delle licenze in capo ad un soggetto, no alla possibilità di esercitare fuori dal comune che ha autorizzato la licenza: su questi temi non c'è trattativa».

La Confartigianato invece non aderisce allo sciopero del 23: «Abbiamo scelto la strada più difficile, quella del confronto. Vogliamo trovare soluzioni dialogando con l'esecutivo, una linea che ha già dato buoni frutti». Per tentare di arginare la protesta, una delegazione di tassisti napoletani è stata ricevuta in Prefettura. Ma il blocco a piazza del Plebiscito è continuato.

E se dall'opposizione il leader della Lega, Umberto Bossi, ritiene le liberalizzazioni troppo forzate e giudica un errore attaccare i taxi, ieri sull'argomento è intervenuto anche Luigi Marino, portavoce dell'Alleanza delle coop, in una conferenza stampa tenuta insieme a Giuliano Poletti, Lega, e Rosario Altieri, Agci: «I tassisti sono pesci piccoli, siamo d'accordo sulle liberalizzazioni ma quelle vere, dalla benzina, all'energia, ai trasporti, alle municipalizzate, con attenzione agli utenti e non agli indici di Borsa».

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