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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 15:32.

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Cura della giovinezza per la Banca centrale europea: al vertice della Bce è in atto un cambiamento generazionale che potrebbe modificare l'approccio della banca. Lo fa notare il Wall Street Journal in un servizio da Francoforte intitolato "Una nuova generazione affronta l'eurocrisi".
«Il consiglio direttivo della Bce sta vivendo un cambio generazionale – sottolinea il Wsj - con l'afflusso di giovani banchieri centrali che hanno forte esperienza politica e curricoli meno basati sull'ortodossia economica rispetto ai loro predecessori».

Alla prima riunione del 2012 della Bce, il presidente Mario Draghi (la cui foto è stata messa in evidenza sulla homepage del quotidiano Usa) si trova a dirigere il dibattito sulla politica monetaria e la crisi del debito dell'eurozona «con colleghi abbastanza giovani da essere suoi figli», scrive Brian Blackstone. Draghi, 64 anni, non può certo definirsi vecchio (ha cinque anni meno del predecessore Jean-Claude Trichet), ma l'arrivo di quarantenni al posto dei banchieri partiti di recente ha portato al «primo cambiamento generazionale» da quando la banca europea è stata istituita, nel 1998.
«Non è solo una questione di età che rende diversa la Bce di Draghi», puntualizza il Wsj. I giovani banchieri centrali arrivati dal cuore dell'Europa - Germania, Francia, Olanda – hanno nel loro curriculum una buona dose di esperienza politica. E sono «meno ancorati all'ortodossia economica» dei funzionari del dopoguerra che li hanno preceduti.
La nuova guardia è «più vicina alla politica e meno dogmatica», dice Guntram Wolff del think-tank Bruegel, a Bruxelles. Ciò – secondo gli osservatori - lascia presagire che la Bce di Draghi sarà «più pragmatica» quando si tratta di salvaguardare la stabilità dei mercati finanziari, «comunicando con gli investitori e negoziando sempre più di frequente con i governi».
Secondo gli analisti – scrive il Wsj – ciò potrebbe significare «più misure di sostegno della banca» (se necessario), tagli dei tassi a livelli minimi «inauditi» e «maggiore consapevolezza di quello che i banchieri centrali possono realisticamente aspettarsi dai leader politici» mentre affrontano la crisi del debito.
In poco più di due mesi di presidenza della Bce, Draghi ha già portato «cambiamenti considerevoli». Ha ribaltato un paio di rialzi dei tassi varati in primavera e in estate, riportando l'interesse di riferimento al minimo storico dell'1%. Il secondo taglio – secondo persone bene informate - sarebbe stato attuato contro il parere dell'allora capo-economista Jürgen Stark. Inoltre, lo scorso mese, la Bce ha iniettato 500 miliardi di euro nelle banche europee con prestiti triennali.

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