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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2012 alle ore 17:24.

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Dopo il verdetto della Consulta che ha bocciato i due quesiti referendari si riapre il dibattito sulla riforma della legge elettorale. È stato detto da più parti, Quirinale compreso, che deve essere il Parlamento a trovare un accordo per modificare il "porcellum", la legge elettorale Calderoli che i quesiti referendari volevano abrogare. Se non altro per dare una risposta a più di un milione e 200mila cittadini che hanno sostenuto con le loro firme i quesiti. Si prende tempo e il rischio di stallo è altissimo e la possibilità di raggiungere un'intesa sembra lontana.

Tiepidi i partiti, nonostante l'appello del capo dello Stato
Molti partiti sono tiepidi, a partire dal Pdl che per voce dell'ex premier Silvio Berlusconi ha ribadito che il "porcellum" «è una buona legge» che, al limite, «può essere migliorata soprattutto per quanto riguarda il premio di maggioranza del Senato». Sulla necessità di rivedere la legge elettorale è sceso in campo anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ricordato come l'attuale sistema abbia «interrotto un rapporto che esisteva fra elettore ed eletto». Dopo un incontro con i presidenti di Camera e Senato, il capo dello Stato ha chiesto alle forze politiche e alle Camere di assumere «rapidamente iniziative sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale». Schifani ha chiesto al Parlamento di «dare ascolto alle richieste rappresentate da tanti italiani che hanno firmato il referendum».

Il relatore Malan (Pdl) al Sole 24ore.com: individuazione certa di coalizione e premier e maggior spazio all'elettore
Il Pdl sta elaborando una proposta di legge ad hoc, sottolinea Lucio Malan (Pdl), relatore della legge elettorale all'esame del Senato. Che rispetterà alcuni paletti: «La legge elettorale - sottolinea il senatore Malan al Sole24ore.com - deve contenere una individuazione certa della coalizione e del candidato premier e deve dare un maggiore spazio all'elettore». Restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri candidati. La formula, però, è ancora tutta da individuare. «Sugli strumenti - sottolinea il senatore Malan - siamo aperti al dialogo con le altre forze politiche».

Enrico Letta (Pd): la legge elettorale va cambiata
Enrico Letta (Pd) chiude all'Italia dei valori, dopo le critiche di Di Pietro al capo dello Stato e alla Consulta: «la linea anticostituzionale di critica alle autorità di garanzia del nostro sistema, presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale in primis, è per quanto ci riguarda alternativa ad alleanze con noi». Nei giorni scorsi Letta aveva ricordato che è necessario che la legge elettorale venga cambiata, sottolineando il fatto che i cittadini non riconoscono nei parlamentari dei soggetti che hanno eletto. Quindi i partiti della maggioranza dovrebbero costituire un Forum molto rapidamente per individuare una legge elettorale che ridia all'elettore la forza e la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e che, allo stesso tempo, garantisca l'efficienza del sistema.

Bossi (Lega): la migliore legge è quella che c'è
Bossi suona la carica chiedendo di andare al voto subito, con questa legge: «la migliore legge è quella che c'è», ha affermato infatti in pubblico, confermando che «se si deve andare al voto, si andrà con quella attuale».

Cesa (Udc): ragioniamo senza veti e pregiudizi
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, vorrebbe il modello proporzionale alla tedesca e chiede, come in realtà altri, che la legge elettorale si faccia dopo il superamento del bicameralismo e il dimezzamento dei parlamentari. Per il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, «serve una nuova legge che garantisca vera stabilità politica e governabilità al Paese, restituendo ai cittadini la scelta di chi mandare in Parlamento. Ragioniamoci tutti assieme, senza veti e senza pregiudizi».

Briguglio: preferenza unica e modifica del premio di maggioranza
Delinea una strada possibile Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli alla Camera, con l'introduzione «della preferenza unica, una soglia di accesso al premio di maggioranza del 40%, una riduzione del premio». Occorre, insomma, «una riforma in grado di restituire agli elettori il diritto di potere scegliere i propri eletti».

Pisicchio (Api): la bocciatura non sia un alibi
Per Pino Pisicchio, capogruppo di Alleanza per l'italia alla Camera la bocciatura dei quesiti referendari da parte della Consulta «non può rappresentare l'alibi per il Parlamento per esimersi dal dovere di approvare una nuova legge elettorale».

Di Pietro (Idv): riforma subito o voto
Parte all'attacco il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «Con questa emergenza democratica - ha detto ai cronisti di Montecitorio - il Parlamento mette al primo posto la legge elettorale o si vada al più presto ad elezioni». In questo modo «i cittadini potranno valutare i partiti e mandare a casa chi é complice della criminalità, specialmente dopo il voto di ieri».

Sulla riforma della legge elettorale scendono in campo i vescovi
Nessun rammarico per la bocciatura dei quesiti referendari da parte della Corte costituzionale, ma ora è necessario che il Parlamento si impegni per una riforma della legge elettorale, preservando quando di buono c'è nel sistema bipolare. Questa la posizione del quotidiano dei vescovi. "Avvenire", in un editoriale firmato da Sergio Soave.

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