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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2011 alle ore 15:05.
Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, non è scontato il sì della Corte costituzionale al referendum. Per il senatore Pdl, Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, non si può scippare il referendum «al milione duecentomila cittadini che lo hanno sottoscritto».
Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, chiede invece di mettere mano prima di parlare di legge elettorale a complesse riforme costituzionali. Insomma la legge elettorale agita la maggioranza, ma non ha effetto diverso nell'opposizione: c'è chi vede le elezioni anticipatedietro l'angolo, chi propone di fare una riforma in Parlamento, chi invita ad aspettare l'esito del referendum per andare a votare con il Porcellum riveduto e corretto.
La straordinaria raccolta di firme ha smosso le acque della politica
La straordinaria raccolta di firme incassata dai referendari ha certamente smosso le acque della politica sul tema della legge elettorale, riportando all'attenzione un tema centrale, come ha sottolineato il leader Idv, Antonio Di Pietro, tra i promotori dell'iniziativa. Come viene riconosciuto dal presidente della Camera Gianfranco Fini («ha posto la situazione sotto gli occhi di tutti»). L'Idv ha già annunciato di voler osteggiare normative «truffa» dell'ultima ora per bloccare la risposta referendaria.
Non andare al voto col Porcellum
C'è l'esigenza, sottolineata anche dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di non andare al voto con il Porcellum. Ma la strada di una nuova legge elettorale sembra molto in salita. Porcellum e Mattarellum, i due sistemi elettorali che si sono succeduti dal 1994 a oggi, sono sempre più al centro del dibattito fra fautori e detrattori. Tiene banco il ritorno alla preferenza. La polemica divide i partiti, con il fronte trasversale di molti dei nominati in Parlamento che nicchia, quando non rema contro, visto che difficilmente riconquisterebbe uno scranno. La reintroduzione dei collegi uninominali costringerebbe a misurarsi con il territorio. Territorio con il quale molti onorevoli hanno scarsi contatti.
Il referendum divide anche il Pd
Per Nicola Latorre, vicepresidente del gruppo Pd al Senato, l'unica via è il referendum («con questo Parlamento non ci sono le condizioni per fare una legge elettorale»). Ma nel Pd, il segretario Pierluigi Bersani, è sotto attacco. Arturo Parisi lo ha anche invitato a dimettersi. Sul referendum, ha accusato Parisi, Bersani ha sbagliato linea politica, non appoggiando la raccolta delle firme e non firmando lui stesso. E in un partito normale, ha sottolineato Parisi, chi sbaglia paga. Da Bruxelles, intanto, Massimo D'Alema ritiene che il referendum sulla legge elettorale possa «accelerare la fine del governo Berlusconi». Secondo D'Alema, la grande raccolta di firme e il dibattito sulla riforma elettorale possono diventare una nuova non facile prova per il premier, fino a portare a una fine anticipata della legislatura.
Casini: sì alle preferenze
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, favorevole al sistema proporzionale tedesco, dice sì al un ritorno al sistema delle preferenze, che garantisce un rapporto diretto fra eletto ed elettore. E avverte: «qualunque legge elettorale verrà approvata, il Terzo polo sarà comunque decisivo per governare, perchè senza moderati con la testa sulle spalle non si governo l'Italia».
Nel Pdl molte posizioni divergenti
Il premier per ora non sembra avere grande interesse per la querelle. Non sembra favorevole a modificare la legge elettorale per via referendaria, ma si starebbe indirizzando verso l'approvazione di una nuova legge nel 2012, disinnescando il referendum. Ma le posizioni all'interno del Pdl sono divergenti: c'è chi, come il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, è contrario alle preferenze e, di conseguenza, al ritorno al Mattarellum.
Il placet leghista passa per un progetto di revisione costituionale
Anche se l'entusiasmo per il referendum del ministro dell'Interno leghista, Roberto Maroni, ha seminato sconcerto nelle file della maggioranza e della Lega in particolare, considerando che l'autore del Porcellum è il ministro leghista Roberto Calderoli (che poi ha battezzato lui stesso la legge Porcellum). Il problema è che il referendum, con l'immediato ritorno al Mattarellum, penalizzerebbe la Lega se decidesse di correre da sola. Ma per il placet leghista a una nuova legge elettorale, prima si deve procedere il progetto di revisione costituzionale targato Calderoli, poi, nell'intervallo di 90 giorni previsto fra la prima e la seconda lettura della riforma costituzionale, si potrebbe metter mano alla legge elettorale.
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