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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2012 alle ore 23:58.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2012 alle ore 23:03.
I paesi dell'Eurozona sono determinati a fare tutto il possibile per mantenere la tripla A al fondo salva-stati Efsf. È quanto si legge in una nota diffusa a tarda sera dal presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, subito dopo che l'agenzia di rating americana Standard & Poor's ha pubblicato il report durissimo nel quale ha decretato la bocciatura di ben nove rating sovrani. L'Eurogruppo sostiene di avere varato «misure di largo respiro» e «riconferma la inflessibile determinazione a fare tutto il necessario per superare la crisi, assicurare finanze pubbliche solide e tornare sul sentiero della crescita e della creazione di posti di lavoro», aggiunge Juncker.
Il vicepresidente della Commissione Ue Olli Rehn si è detto «dispiaciuto» per «l'incoerente decisione di Standard & Poor's riguardante il rating di diversi paesi dell'Eurozona», presa proprio «in un momento in cui l'Eurozona ha avviato un'azione decisa su tutti i fronti». Secondo Rehn, «è ora importante finalizzare il prima possibile la fisionomia e gli aspetti pratici dell'Esm, l'European Stability Mechanism, e, come deciso dai Capi di Stato e di governo lo scorso 9 dicembre, anticipare la sua entrata in vigore al luglio 2012».
S&P: «Italia compensa la debolezza europea». La reazione di Monti
A tarda sera le agenzie hanno rilanciato alcune indiscrezioni da Palazzo Chigi: il governo, ha scritto l'Ansa, «è ancora più determinato ad andare avanti con il programma di riforme stabilito, come riconosce la stessa agenzia Standard & Poor's nel suo rapporto sull'Italia». Secondo l'agenzia, infatti, «l'indebolimento del quadro politico europeo viene in qualche modo compensato dalla più forte capacità dell'Italia di formulare e applicare politiche anticrisi». Sempre secondo S&P l'ambiente politico italiano è «migliorato» sotto il governo guidato da Mario Monti e le riforme allo studio possono «migliorare la competitività italiana». Tuttavia, «ci aspettiamo che ci sia un'opposizione alle attuali ambiziose riforme del governo (le misure per la crescita sono attese dall'agenzia «entro il primo semestre 2012», ndr) e questo aumenta l'incertezza sull'outlook di crescita e quindi sui conti pubblici».
Il nervosismo di Nowotny (Banca centrale dell'Austria) e le prime considerazioni a Palazzo Chigi
La decisione di oggi di S&P's «è un'azione politica, se tutta l'Europa di un colpo viene declassata», aveva dichiarato poco prima il governatore della Banca centrale dell'Austria e membro della Bce, Ewald Nowotny, secondo quanto riferisce l'Apa. La notizia del nuovo colpo di scure sulla qualità del debito italiano è piombata su palazzo Chigi mentre il premier Mario Monti era impegnato nelle consultazioni con i partiti sul decreto liberalizzazioni: le Borse, fino a quel momento in ripresa, hanno virato in negativo e lo spread BTp-Bund decennale ha rivisto quota 500.
Ovvia la preoccupazione per gli effetti sul consolidamento fiscale di una simile decisione, ma a palazzo Chigi si prova a svolgere un ragionamento più ampio. Ampio come il declassamento dei debiti sovrani deciso dall'agenzia di rating, a partire da quello della Francia, per continuare con Austria, Spagna, Portogallo. Perchè, è la tesi di un membro del governo, «è evidente che non è stata declassata l'Italia, ma l'intera Europa».
Di più: «La nostra asta di questa mattina è andata bene, lo spread era calato. Segno che la sfiducia non riguarda il nostro Paese in quanto tale, ma l'intera eurozona». E dunque, è il corollario del ragionamento, «è la conferma della linea che Monti fin dall'inizio sta perseguendo: solo una risposta europea può raffreddare la speculazione, e le richieste italiane sono oggi ancora più giuste e pressanti».
Ora le risposte devono arrivare dalla Merkel
La risposta dunque, una volta di più, deve arrivare dalla Germania di Angela Merkel: «Non si può più aspettare, il fondo salva-Stati deve diventare operativo al più presto», spiega un ministro, così come l'Italia è pronta ad approvare il più rapidamente possibile la versione del fiscal compact sulla quale si sta convergendo, dando a Berlino garanzie sull'impegno al rigore. A quel punto, è l'auspicio sussurrato, la Bce potrebbe avere più margini per intervenire sui mercati.
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