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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2012 alle ore 17:40.
PALERMO - Dice di averlo fatto per amore della città. In verità Diego Cammarata, sindaco di Palermo da 10 anni e tre mesi, ha fatto un favore a se stesso e al Centrodestra. Per più di un motivo. Il primo lo ha messo nero su bianco il governatore siciliano Raffaele Lombardo in un comunicato di replica alle accuse dell'ormai ex sindaco di Palermo: «È stato il peggiore primo cittadino della storia di Palermo. Ha distrutto una città meravigliosa e oggi fugge tentando di scaricare su altri le evidenti responsabilità della sua pessima amministrazione. Ci vorranno anni e anni di lavoro faticoso per risanare Palermo. La regione, che ha titolarità per nominare in tempo brevissimo un commissario, farà, come sempre ha fatto, la sua parte e tutti gli sforzi saranno orientati al rilancio di questa meravigliosa città. Se ci fosse ancora qualche dubbio su come i palermitani giudicano il suo operato, basta dare una rapida scorsa alla classifica di governance del Sole 24Ore che relega l'ormai ex primo cittadino del capoluogo siciliano all'ultima posizione di gradimento».
L'addio anticipato di Cammarata dovrebbe servire a far decantare la situazione e soprattutto a far dimenticare ai palermitani l'operato di questa giunta in vista delle elezioni di primavera. Di dimissioni strategiche si parla ormai da parecchi mesi ma è anche vero che, su pressione dei maggiorenti del Pdl (che da queste parti sono il presidente del Senato Renato Schifani e il coordinatore nazionale ed ex ministro Angelino Alfano), sarebbe stata messa in piedi la strategia di resistere fino alla fine per non consegnare la città e la macchina amministrativa a un uomo di Lombardo al cui governo spetta, come lui stesso ha ricordato, la nomina di un commissario.
Certo è che, però, qualcosa è avvenuto perché nemmeno i consiglieri comunali del centrodestra si aspettavano che Cammarata desse ora le dimissioni anche se già nella giornata di domenica qualche indiscrezione era già trapelata. Di fatto l'ex primo cittadino, che fino all'ultimo si è vantato di aver lasciato i conti in ordine, è ritenuto responsabile di una cattiva amministrazione e il bilancio, secondo alcuni, se non è prossimo al dissesto poco ci manca: la regione aveva anche inviato gli ispettori per verificare quale fosse la vera situazione.
Da dicembre il ragioniere generale del Comune Paolo Bohuslav Basile continua a ripetere che le sforbiciate del governo Monti hanno fatto perdere 37 milioni alle casse comunali che si aggiungono ai 70 milioni persi con Berlusconi e in questi giorni trasmetterà al consiglio comunale la dichiarazione con cui si certifica uno squilibrio strutturale dei conti. Per rimettere tutto a posto si profila all'orizzonte un raddoppio dell'addizionale Irpef (che passerebbe dal 4 all'8 per mille) e che da sola vale 25 milioni e un aumento dell'Ici e dei servizi a domanda. Anche in questo caso, probabilmente, è stato ritenuto più utile che fossero altri ad aumentare le imposte in campagna elettorale.
E poi ci sono altri nodi da sciogliere. Uno è quello che riguarda la Gesip, una sorta di Multiservizi che tra l'altro dava lavoro all'operaio beccato da una troupe di Striscia la notizia sulla barca del sindaco Cammarata: un finanziamento del governo di Silvio Berlusconi, che ha utilizzato fondi Fas, ha garantito il pagamento delle spettanze ai circa 1.800 operai ma a marzo il problema si riproporrà e dovranno essere recuperati, secondo alcune stime, 40 milioni. Altro punto riguarda gli 850 operai del servizio spazzatura di Amia Sm controllata dell'Amia, la ex municipalizzata che i commissari stanno provando a risanare: i loro stipendi valgono 27 milioni l'anno. Anche questi fondi, dicono i commissari, vanno trovati.
Nino Amadore
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