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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2012 alle ore 16:09.

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Alla fine il pregiudizio anti-italiano è venuto fuori. E c'era da aspettarselo. "Se il capitano della Costa Concordia fosse stato britannico, avrebbe abbandonato la nave?", si domanda nel suo blog sul Telegraph il giornalista inglese Toby Young. Domanda retorica, poiché secondo lui un compatriota non si sarebbe macchiato di tale disonore. Opinione vivacemente contestata in decine di commenti sul sito del quotidiano e su Twitter.
Young definisce il comportamento di Francesco Schettino "imperdonabile". La decisione di deviare la rotta della nave per "salutare" l'isola del Giglio – scrive - è stata un "atto molto irresponsabile", ma non getta una macchia così grave su di lui, anche perché il capitano non lo percepiva come moralmente sbagliato. Al contrario, l'abbandono della nave è stato "un atto spregevole". Se si conferma vero - sottolinea il giornalista - il capitano "è colpevole di avere messo la propria sicurezza al di sopra di quella dei passeggeri e dell'equipaggio. Di fronte alla scelta tra il disonore e il mettersi in pericolo, ha scelto il disonore". Fin qui, è il comportamento individuale a essere biasimato.

Ma qualcosa comincia stonare quando Young scrive: "In Italia, ciò sarebbe fonte di profonda vergogna nazionale, così come io stesso mi vergognerei di essere britannico se il capitano di una nave britannica fosse accusato di comportarsi in modo simile". Una delle peculiarità di disastri come questo – continua il blogger – è che "uomini in posizione di grande responsabilità diventano simboli di carattere nazionale". "Se si distinguono, tutti i connazionali si sentono orgogliosi, se si disonorano, si sentono tutti disonorati". In effetti – prosegue – è proprio perché sanno che agiscono per conto della loro nazione – e sentono il peso di questa responsabilità – che gli uomini messi in queste difficili situazioni si comportano bene.

Nell'inevitabile paragone con il Titanic, di cui sono piene le cronache, Young mette in evidenza che nel naufragio del 1912 il comandante Edward John Smith non abbandonò la nave quando urtò un iceberg nella notte del 14 aprile, ma morì come altre 1.516 persone all'alba del mattino seguente.

"Mi posso sbagliare, ma mi piace pensare che se il capitano della Costa Concordia fosse stato britannico si sarebbe comportato con la stessa distinzione di Edward Smith, non da ultimo a causa dell'esempio dato da questo uomo onorevole". A rafforzare questo suo pensiero, Young cita l'iscrizione in calce alla statua del comandante del Titanic, a Beacon Park, a Lichfield, che lo ricorda come esempio di "un grande cuore, una vita coraggiosa e una morte eroica" chiudendo con la frase: " Siate britannici".

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