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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2012 alle ore 11:04.

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Iris Berardi e Barbara Guerra (Ansa)Iris Berardi e Barbara Guerra (Ansa)

I giudici della quinta sezione penale del tribunale di Milano hanno deciso di ammettere come parti civili le cinque ragazze che ne hanno fatto richiesta durante il processo sul caso Ruby a carico di Emilio Fede, Lele Mora e del consigliere regionale del Pdl.

Iris Berardi e Barbara Guerra, due delle ospiti fisse alle serate organizzate a Villa San Martino, aveveno chiesto in apertura di udienza di costituirsi parte civile contro Nicole Minetti perché si ritenevano «vittime del reato di induzione alla prostituzione». Le due olgettine, che avevano dato l'annuncio stamattina, hanno reclamato attraverso l'avvocato Luigi Faggella anche i danni morali.

In aula si sono presentate solo Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, che si erano giá costituite parte civili nei confronti di tutti e tre gli imputati alla scorsa udienza. Nessun'altra delle 33 ragazze a cui era stato notificato il decreto del giudizio avviato come persone offese si è presentata oggi o ha fatto pervenire una richiesta di costituzione.

Per gli avvocati difensori le richieste sono inammissibili
Gli avvocati difensori di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti avevano chiesto di dichiarare inammissibili le richieste di costituzione di parte civile da parte di cinque ragazze. Per le difese, le richieste non andavano accolte in quanto «il danno che lamentano non ha nulla a che vedere con i reati contestati nel processo», come ha dichiarato l'avvocato Righi, difensore di Nicole Minetti. In particolare, ha affermato l'avvocato Luca Giuliante, legale di Emilio Fede, per le ragazze «il danno deriva dall'esposizione mediatica e non dalla compartecipazione al reato».

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