Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2012 alle ore 08:11.

My24
Studenti a BenfasiStudenti a Benfasi

Tornare a essere il "partner strategico" della nuova Libia non sarà, per il Governo italiano, impresa semplice e tantomeno rapida. Troppo ingombrante appare ancora, agli occhi di molti esponenti della nuova leadership, il peso dell'eredità dei rapporti personali prima che politici tra Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi. Eppure è quel macigno, intreccio tra potere, affari e petrolio, che il Governo Monti si incaricherà di sgretolare con una politica trasparente di buon vicinato e aiuto alla transizione democratica che prevede (come per conti pubblici e crescita) una "fase 1" e una successiva "fase 2". Oggi, con il capo provvisorio del Governo libico, Abdel Rahim al–Kib, Monti firmerà una dichiarazione politica già battezzata "Tripoli decalaration" con un forte accento sulla transizione e la necessità del rispetto dei diritti umani. In un secondo momento, entro febbraio, sono previste le missioni degli operatori economici (a cominciare dall'Eni) con il ministro Corrado Passera e quella del ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, per il dossier sui flussi migratori.

Ma già nei simboli, così cari a quella regione del mondo, c'è scritto molto di più di quanto le parole possono esprimere. E così Monti, nel suo aereo che lo condurrà questa mattina a Tripoli insieme ai ministri degli Esteri, Giulio Terzi e a quello della Difesa, Giampaolo Di Paola, porterà, scortata da due carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale, anche la "testa di Domitilla" scultura romana trafugata nei primi anni '90 dal museo di Sabrata, finita all'asta da Christie's e poi acquistata da un italiano dal quale è stata recuperata (previo rimborso della somma pagata alla casa d'aste). Nel suo bagaglio, Monti avrà anche le chiavi di 15 fuoristrada che verranno donati alle autorità libiche per un programma di reinserimento dei miliziani nella vista sociale del Paese. Non è previsto per oggi un incontro tra Monti e il presidente del Consiglio nazionale transitorio, Mustafa Abdul Jalil già ricevuto a Palazzo Chigi il 15 dicembre scorso. In quell'occasione si era discusso di come riattivare il Trattato di amicizia e cooperazione che prevede il "grande gesto" per la chiusura del contenzioso coloniale con il finanziamento di opere pubbliche a carico dell'Italia per un importo di 5 miliardi di dollari in venti anni. Ma, a quanto si apprende da fonti governative, la sorte del Trattato verrà solo sfiorata nella dichiarazione congiunta di oggi per non urtare le diverse sensibilità (tra Cnt e Governo provvisorio) sui rapporti pregressi con l'Italia.

Non è prevista per oggi, invece, la firma di un Memorandum of understanding già negoziato dall'Eni con la società petrolifera libica Noc del valore di 380 milioni nel settore dell'edilizia e dei progetti sociali. L'ad di Eni Paolo Scaroni sarà tuttavia presente nella delegazione che incontrerà anche i ministri degli Esteri, Ashur Ben Khaial e della Difesa, Osama Jweli. Con quest'ultimo il ministro di Paola firmerà un accordo di cooperazione che prevede la formazione in Italia di 250-300 libici (non solo fra i militari) e l'invio di 100 addestratori in Libia. Oltre a ciò l'Italia si occuperà dello sminamento e della riattivazione dei porti di Tripoli, Misurata e Al Khoms, la bonifica e il ritiro degli armamenti portatili (come i missili antiaereo Strela) e la cooperazione industriale per il controllo delle frontiere con la riattivazione delle apparecchiature della Selex Finemccanica e della Gem danneggiate durante il conflitto. Previste infine le firme di un accordo sulla pesca e uno sulla cooperazione in materia doganale.

Shopping24

Dai nostri archivi