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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2012 alle ore 08:02.

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di Carmine Fotina
ROMA - Le ultime limature al testo arrivano mentre le proteste entrano nella fase più acuta. Il decreto legge «sulla concorrenza, le liberalizzazioni e le infrastrutture» arriverà alla firma del Quirinale probabilmente entro oggi, per poi approdare in Gazzetta ufficiale al massimo domani e avviarsi a quel punto alla prova del Parlamento dove dovrebbe iniziare il suo percorso dal Senato.

Tassisti, farmacisti, avvocati, ferrovieri, autotrasportatori sono le categorie che, mettendo già in atto o preannunciando scioperi, hanno detto no con forza al provvedimento licenziato dal consiglio dei ministri venerdì scorso. Nel mirino ci sono le misure varate e giudicate punitive o quelle che non hanno trovato spazio (gli interventi contro il caro-gasolio nel caso dei Tir). Ed è quasi inevitabile che il clima di malcontento di alcune categorie possa riflettersi nelle prossime settimane anche in proposte emendative al testo che potrebbero essere promosse dai partiti più vicini all'una o all'altra categoria. Un rischio di stravolgimento del decreto che nel governo si vorrebbe evitare, per conservare il profilo a tutto campo dell'intervento pro mercato.

Di qui l'incognita del voto di fiducia. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, che stima almeno un anno per vedere i primi effetti delle liberalizzazioni sulla crescita, non esclude questa soluzione: «Per ora il Consiglio dei ministri non si è espresso sulla fiducia, la domanda è prematura ‐ spiega ‐. Attualmente non c'è un orientamento né in uno modo né in un altro. Noi speriamo di andare in Parlamento ed ottenere il consenso necessario». Ad ogni modo, aggiunge, «non credo ci saranno tante modifiche perché prima del decreto abbiamo consultato le principali parti politiche che appoggiano il governo, naturalmente il Parlamento è sovrano». Catricalà respinge le accuse di timidezza sulle banche, assicura tempi rapidi per le decisioni dell'Authority sui taxi e giustifica con la necessità di evitare possibili ripercussioni sull'erario la decisione di non intervenire più sulle poste, ad esempio con lo scorporo di Banco Posta. Dal sottosegretario arriva poi la conferma della possibilità di ricorrere ai titoli di Stato per pagare i debiti della Pa, opzione per la quale «per ora abbiamo proceduto stanziando 4,7 miliardi».

Per quanto riguarda i contenuti, accanto agli 'scontenti' per le misure imposte ai propri settori, cresce il partito di chi giudica insufficienti gli interventi messi in campo da Monti, Catricalà e dai ministri Passera e Severino. Sulla prudenza in materia di banche sono arrivate molte critiche al governo, così come sono apparse delle retromarce le variazioni apportate su commercio, benzina, assicurazioni, professioni, poste (addirittura uscite dal provvedimento). Nelle ultime versioni del decreto, intanto, sono spuntati 'incentivi' per le Regioni e gli enti locali che si mostreranno più rapidi e incisivi nell'adeguarsi alle disposizioni sulla libertà di impresa e sui servizi pubblici locali. In particolare, si tratta di una sorta di punteggio che a partire dal 2013 varrà ai fini della valutazione della virtuosità che consentirà agli enti meritevoli di essere esonerati dai tagli disposti dalle manovre dei governi precedenti.

Questa forma di 'incentivo' si applica per le disposizioni dell'articolo 1 e dell'articolo 25. L'articolo 1, in particolare, prevede una serie di abrogazioni di norme che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell'amministrazione «non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l'ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalità» (entro il 2012 il Governo dovrà adottare uno o più regolamenti per individuare le attività per le quali permane l'atto preventivo di assenso dell'amministrazione). Sulla base dell'articolo 25, lo stesso bonus sulla virtuosità scatterà per Regioni ed enti locali che applicano procedure di evidenza pubblica: le gare, in pratica, potranno aiutare a limitare o evitare i tagli. Nella versione finale del decreto entra anche la liberalizzazione dell'attività di amministrazione e di intermediazione dei diritti connessi al diritto d'autore (attualmente gestiti dall'Imaie, Istituto mutualistico per la tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori).

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