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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2012 alle ore 10:08.

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Giuseppe Vegas (Ansa)Giuseppe Vegas (Ansa)

L'austerity modello Monti si farà sentire prima di tutto ai vertici delle Autorità indipendenti e in cima alla scala gerarchica dei ministeri più importanti, Economia in testa; in attesa della seconda sforbiciata destinata alle aziende di Stato. Per gli altri, però, la tranquillità è solo relativa, perché anche dove non si sfonda il tetto dei 305mila euro lordi all'anno le Pubbliche amministrazioni dovranno «valutare se provvedere o meno» a tagliare gli stipendi più alti per essere in linea con il nuovo corso.

Facendo uno slalom tra i tanti buchi aperti nell'Operazione Trasparenza (cresciuti in modo esponenziale dopo l'uscita di scena del promotore, l'ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta) si incontra prima di tutto la busta paga di Antonio Mastrapasqua, che secondo l'ultimo bollettino diffuso da Palazzo Chigi (edizione 2010) sfora di poco quota 1,2 milioni di euro all'anno. A lui, nonostante la trasformazione del suo ente in Super-Inps e la fresca nomina a presidente di Idea Fimit Sgr, rientrare nel tetto indicato dal Dpcm licenziato dal premier Monti costerà i tre quarti dello stipendio.

Sono le Authority indipendenti, però, il luogo dove la tagliola è destinata a colpire a raggio più ampio. All'Antitrust, per esempio, la cura non riguarderà solo il presidente, Giovanni Pitruzzella, chiamato a rinunciare a oltre 170mila dei suoi 475.643 euro lordi all'anno, ma tutti i consiglieri: Antonio Pilati, Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini, infatti, sforano di oltre 90mila euro il limite invalicabile fissato dal Dpcm. E lo stesso accade, con valori ancora più alti, all'Authority per l'energia (528mila euro al presidente, 440mila ai consiglieri). Cifre diverse, ma musica simile, alla Consob: per vigilare sui movimenti di Borsa il presidente, l'ex sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas guadagna 387mila euro, ma non è il primatista della commissione.

Sopra il suo si colloca lo stipendio del direttore generale, Antonio Rosati, che nel 2011 ha totalizzato 395mila euro al netto della «gratifica» annuale determinata (ma non pubblicata) dalla commissione. Una piccola sfoltita riguarderà comunque anche la busta paga degli altri quattro commissari, perché nei loro 322mila euro lordi all'anno ce ne sono 17mila di troppo secondo la nuova regola. Più «povere» le politiche retributive delle altre Autorità indipendenti: al Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, manca qualche spicciolo per raggiungere i 290mila euro tondi, mentre per vegliare su contratti pubblici, servizi e forniture il presidente dell'Authority appalti Sergio Santoro si accontenta di 196mila euro all'anno.

Anche nei ministeri la spinta alla trasparenza su Internet sembra tramontata in tutta fretta, ma in linea generale si può affermare che il non plus ultra fissato a quota 304mila euro si fa sentire solo nei rami più alti della gerarchia.

A Via XX Settembre, per esempio, il sacrificio più consistente è quello che attende Mario Canzio, Ragioniere generale dello Stato, oggi accreditato di quasi 522mila euro all'anno. Anche ai vertici, comunque, non tutti saranno colpiti dall'austerità, perché per esempio un capo dipartimento-tipo ha guadagnato nel 2011 circa 267mila euro. Le tabelle di Via XX Settembre, però, non indicano i compensi di tutti i big dell'Economia (non ci sono, per esempio, i nomi del Capo di Gabinetto e del Capo dell'ufficio legislativo).

Il tutto, comunque, riguarda solo le Pubbliche amministrazioni statali perché, anche per evitare facili conflitti davanti alla Corte costituzionale, la cura dell'austerità si ferma sulla soglia dell'autonomia territoriale. Anche per Regioni ed enti locali, in realtà, ci sarebbero regole drastiche, fissate dalle Finanziarie degli ultimi anni, che per esempio impongono alle partecipate di Comuni e Province di non superare l'80 per cento dell'indennità riconosciuta al sindaco o al presidente. L'applicazione, nonostante più di una critica da parte della Corte dei conti, non sembra comunque troppo rigida: all'amministratore delegato di Atac, per esempio, il Comune di Roma riconosce uno stipendio da 349mila euro, destinato a sopravvivere alla nuova regola: restando più in alto di quanto potrà guadagnare qualsiasi papavero ministeriale.

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