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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2012 alle ore 18:35.

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Il Consiglio di presidenza del Senato ha approvato il blocco dell'aumento del 13% dell'indennità parlamentare che sarebbe derivato dal passaggio al sistema retributivo a quello contributivo. A differenza di quanto deciso ieri dalla Camera, però, il risparmio proveniente da questo taglio, circa 6 milioni di euro all'anno, andrà restituito ai cittadini e non finirà in un fondo, come stabilito ieri dall'ufficio di presidenza di Montecitorio.

La decisione la spiega il questore Paolo Franco (Lega) in una pausa della riunione del Consiglio, riunito dalle 15 e sospeso per un quarto d'ora. L'esponente del Carroccio rivendica: «La proposta è partita dalla Lega ed è stata condivisa da tutti. Qui non ci saranno fondi neri come alla Camera, ma i soldi risparmiati verranno restituiti ai cittadini. Si tratta del 13% dell'indennità, circa 1.300 euro lordi, cioè l'aumento derivante dall'introduzione del sistema contributivo. Il Senato chiederà allo Stato circa 6 milioni di euro in meno in dotazione». In pratica, aggiunge Franco, non ci sarà una riduzione della busta paga dei senatori, la cui indennità lorda rimmarrà intorno ai 5 mila euro, «ma eviteremo comunque quell'aumento che avrebbe comportato il sistema contributivo» per le pensioni dei parlamentari.

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