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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2012 alle ore 06:36.

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«Per ridurre il peso della burocrazia che grava sulle imprese e più in generale sui contribuenti, alla disciplina vigente sono apportate modificazioni così articolate». Ventiquattro parole per introdurre la cura antiburocrazia per il fisco italiano. Era maggio 2011 e il decreto Sviluppo si poneva l'obiettivo della semplificazione del rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria. Nove mesi dopo si prepara una nuova iniezione contro l'eccesso di complicazione del sistema tributario italiano. Intanto, però, quel cantiere del maggio scorso resta ancora aperto tra misure in corso di realizzazione e altre che sono ancora al palo o sono state addirittura modificate da provvedimenti arrivati dopo.
Così, per esempio, sono venute meno alcune comunicazioni per accedere a detrazioni fiscali. È il caso di quella per i familiari carico: lavoratori dipendenti e pensionati non dovranno più fornire un aggiornamento annuale ma basterà solo rendere noti al proprio sostituto d'imposta gli eventuali cambiamenti intervenuti. E non c'è più l'obbligo di comunicare alle Entrate (per l'esattezza al centro operativo di Pescara) l'avvio dei lavori in casa per poter accedere poi al bonus sulle ristrutturazioni. In altre circostanze la comunicazione è stata "traslata": per lo spesometro saranno gli operatori finanziari a dover inviare i dati al fisco se lo shopping di lusso è stato pagato con bancomat o carta di credito. Qualche vantaggio anche per le imprese di piccolissime dimensioni che avranno più opportunità di alleggerire la contabilità e di concentrare in un solo documento le fatture se non superano complessivamente i 300 euro nel mese.
Per il resto, però, le semplificazioni di maggio restano ancora un cantiere aperto. Basta guardare dentro quelle norme per rendersene conto. Lo stop alla duplicazione di richieste grazie allo scambio di informazioni già negli archivi o nei computer delle amministrazioni pubbliche è un obiettivo su cui si sta lavorando. Qualche passo avanti sulla condivisione delle banche dati sarà fatto nelle prossime settimane coinvolgendo maggiormente i Comuni sul fronte antievasione (si veda Il Sole 24 Ore di giovedì scorso). Mentre è attesa alla prova dei fatti la disposizione che chiede a decreti ministeriali e a provvedimenti di agenzie fiscali ed enti previdenziali di ispirarsi al principio della non duplicazione. Anche la programmazione e il coordinamento dei controlli presso la sede delle imprese e degli studi professionali andranno tradotti in realtà di volta in volta per evitare sovrapposizioni nelle verifiche.
Addirittura è ancora al palo l'archiviazione della carta carburante che le partite Iva devono compilare per ottenere gli sgravi su benzina e gasolio utilizzati per la loro attività. L'esonero è stato previsto solo per chi paga sempre e solo con moneta elettronica. Una semplificazione, però, da contemperare con l'esigenza di garantire «una serie di elementi minimali per consentire la verifica dell'esistenza del diritto alla detrazione», come ha precisato l'allora sottosegretario al Mef, Bruno Cesario, rispondendo a un'interrogazione parlamentare nel luglio scorso. Da allora, però, i chiarimenti su quali dovessero essere quegli «elementi minimali» non sono ancora arrivati.

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