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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2012 alle ore 14:06.

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Il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria stringe la mano a Mario Monti (LaPresse)Il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria stringe la mano a Mario Monti (LaPresse)

Mario Monti incassa il placet dell'Ocse alle riforme avviate dal Governo e conferma la road map della fase due rassicurando il Paese. «L'Italia si trova in una situazione meno difficile di quella greca ma certamente non semplice». Così, al termine dell'incontro con il segretario generale dell'organizzazione, Angel Gurria, il premier ribadisce. «Potete immaginare come il Governo italiano sia avido di collaborare con l'Ocse e avere il suo impulso, proprio perché si occupa di quelle cose che noi con accelerato impulso intendiamo realizzare in Italia, a partire dalle riforme strutturali». Gurria, al suo fianco, lo ascolta e manifesta apprezzamento per il percorso intrapreso dall'Italia. «Il programma di riforme avviato è indispensabile per rafforzare la finanza pubblica, rilanciare la crescita e migliorare la sua competitività». Il programma, aggiunge il segretario generale, «è molto articolato e ben concepito. Si basa sul principio dell'azione su più fronti che è fondamentale per migliorare l'economia e il benessere degli italiani».

Gurria: le riforme dell'Italia servono anche all'Euroa
Piena sintonia, dunque, tra il Governo e l'Ocse. Tanto che Gurria assicura la massima collaborazione all'esecutivo dei professori. «Le riforme del suo Governo - ha detto rivolgendosi al premier - servono all'Italia ma anche all'Europa. L'Ocse è a disposizione dell'Italia, contante su di noi». Anzi, il segretario generale si spinge oltre fissando alcune priorità. «Un pacchetto di misure per accrescere la concorrenza e liberalizzare i mercati potrebbe aumentare la produttività italiana dell'8 per cento nei dieci anni successivi alla loro introduzione». Occorre, aggiunge Gurria, «modernizzare gli ammortizzatori sociali».

Monti: sul lavoro nessun intento di esasperazione dell'esecutivo
Monti riconosce che non sempre le riforme chieste dall'esecutivo «sono gradevoli e gradite» e riporta l'attenzione sul tavolo più delicato, quello del riassetto del lavoro, nel mezzo di un'altra giornata di polemiche. «Mi sfugge quale potrebbe essere la ragione o l'intento da parte del Governo di esasperare alcunchè in generale e, in particolare, in una materia così sensibile e socialmente cruciale come il mercato del lavoro». Il premier tiene a ribadire che invece «con la riflessione, il dialogo, la consultazione di esperienze di altri Paesi, cerchiamo quale sia la via migliore perché anche gli istituti del mercato lavoro e degli ammortizzatori sociali possano dare contributo alla crescita dell'economia italiana e a aggredire il dramma della disoccupazione giovanile».

Liberalizzazioni? Non abbiamo mania di persecuzione verso le categorie
Quanto alle scelte già intraprese, come le liberalizzazioni, il premier si mostra convinto della bontà della strategia dell'esecutivo. «Non è mania di persecuzione del Governo chiamare tutte le categorie a sperare di più nella crescita di tutti rinunciando ciascuno a una parte dei propri privilegi». L'Italia, aggiunge il presidente del Consiglio, «cerca di essere motivo di esempio in tutto e soprattutto cerca di non restare indietro rispetto a quelle che nelle singole materie sono considerate le migliori pratiche». (Ce. Do.)

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