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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 13:37.

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Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio per la fuga di notizie sull'intercettazione Fassino-Consorte pubblicata dal Giornale ai tempi della vicenda Unipol-Bnl. Il Cavaliere sarà giudicato per rivelazione del segreto d'ufficio e processato a partire dal prossimo 15 marzo dalla seconda sezione penale del Tribunale penale di Milano. «Non mi ricordo dell'episodio». Con queste parole si era difeso questa mattina l'ex premier in aula davanti al gup che poi, pochi minuti dopo mezzogiorno, ha deciso di rinviarlo a giudizio per rivelazioni di segreto d'ufficio, accogliendo le richieste della procura. E intanto il sindaco di Torino, Piero Fassino, sarebbe pronto a costituirsi parte civile per chiedere i danni nel processo che si aprirà a marzo.

Berlusconi: non ho mai sentito quel nastro
Il Cavaliere ha detto di non aver mai «ascoltato» quel nastro altrimenti «me lo sarei ricordato», come spiega il suo legale Niccolò Ghedini. «Berlusconi ha detto la verità, ossia che nulla sa di questa vicenda come emerge poi dagli atti del procedimento». L'avvocato ha quindi ribadito la difesa del leader del Pdl . «Ai giudici ha confermato che non ha mai ascoltato quella telefonata, che non ha mai dato ordini di pubblicarla e che non ha mai avuto alcuna compartecipazione nella vicenda». L'avvocato, infine, ha raccontato che l'ex premier ha sì affermato di aver ricevuto gli imprenditori Favata e Raffaelli ad Arcore la vigilia di Natale del 2005, ma che «li ha ricevuti come riceve e ha ricevuto altre centinaia di imprenditori».

Ghedini: altro bel colpo per il tribunale di Milano
Ghedini ha quindi polemizzato contro la decisione dei giudici milanesi. «Con il rinvio a giudizio il tribunale ha messo a segno un altro bel colpo», ha spiegato l'avvocato commentando la decisione del gup Maria Grazia Domanico. «Questa è una storia incredibile, tutta milanese», ha proseguito Ghedini, secondo il quale i giudici hanno voluto aprire «l'ennesimo processo» per Berlusconi.

La telefonata al centro della vicenda
La vicenda riguarda la pubblicazione a dicembre 2005 sul quotidiano Il Giornale (di cui è editore suo fratello Paolo) del testo della telefonata tra l'allora presidente e ad di Unipol Giovanni Consorte e l'ex segretario dei Ds Fassino ("Abbiamo una banca") registrata nel corso dell'inchiesta sulla tentata scalata di Unipol a Bnl. La telefonata all'epoca esisteva solo in file audio e non era stata trascritta agli atti dell'indagine condotta dai pm milanesi, fu portata a Villa San Martino ad Arcore il 24 dicembre 2005 da due imprenditori, presente anche Paolo Berlusconi, e una settimana dopo pubblicata sul Giornale. Il processo inizierà il 15 marzo davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano.

A processo anche il fratello dell'ex premier
Il gup di Milano, Stefania Donadeo, aveva anche ratificato i patteggiamenti per gli imprenditori Eugenio Petessi (1 anno e 4 mesi) e Roberto Raffaelli (1 anno e 8 mesi). Petessi e Raffaelli sono i titolari della società che effettuò le intercettazioni, pubblicate dal quotidiano. Gli imputati rispondevano a vario titolo di concorso in rivelazione del segreto d'ufficio, estorsione e tentata estorsione, ricettazione, frode fiscale e appropriazione indebita. Anche l'editore de "Il Giornale", Paolo Berlusconi, è sotto processo con rito ordinario. Il processo davanti ai giudici della quarta sezione penale riprenderà il prossimo 6 marzo e quasi certamente sarà unificato con quello a carico dell'ex premier.

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