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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2012 alle ore 10:32.

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Ufficialmente è il battesimo per l'Agenda digitale. Il primo passo è la previsione di una cabina di regia che si occuperà del coordinamento dei vari soggetti istituzionali coinvolti nel processo (governo, regioni, enti locali e authority). A essa spetterà, operativamente, l'attuazione dell'Agenda nelle sue diverse articolazioni.

In cima alle priorità c'è la realizzazione della banda larga e ultralarga. Secondo i dati comunicati dal governo, quasi il 5,6% degli italiani (3,4 milioni di cittadini) soffrono una condizione di «divario digitale». Più di 3mila centri abitati scontano, invece, un vero e proprio «deficit infrastrutturale». Le nuove misure in vista mirano ad abbattere questi limiti allineando il Paese agli standard europei.

L'elenco continua con i capitoli «opendata» (gli elementi in possesso delle istituzioni pubbliche, come ad esempio le università, dovranno essere "scambiati" in rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini) e «cloud» (per il passaggio dei dati dematerializzati tra le Pa). Si chiude con la messa in campo delle «smart communities», ossia degli spazi sul web dove i cittadini potranno scambiarsi liberamente opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.

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