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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2012 alle ore 09:26.

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«Bisogna approvare le misure di austerity o si rischia la catastrofe», ha detto il premier greco Lucas Papademos dopo una tesissima riunione del Governo svoltasi ieri sera in seguito alle dimissioni dei ministri del partito di estrena destra Laos, contrari alla misure di austerity richieste dai creditori internazionali. «Non possiamo consentire» il default ed è «ovvio che chi non è d'accordo» e non ha intenzione di «votare per il nuovo programma non può restare nel Governo», ha sottolineato il premier greco, ribadendo che i membri dell'Esecutivo in disaccordo non hanno posto nella sua squadra.

Senza accordo sul debito e il conseguente default la Grecia rischia di cadere in un «caos incontrollato e un'esplosione sociale», ha minacciato Papademos. Un ultimatum del premier che ha voluto così mettere con le spalle al muro la sua recalcitrante coalizione che deve approvare domenica il piano di austerità, senza il quale la Ue non approverà all'Eurogruppo di mercoledì il piano di aiuti da 130 miliardi di euro.
Intanto nelle piazze sfociava la violenza. Scontri ad Atene tra manifestanti e forze di polizia si sono verificati nell'ambito delle proteste coincise con lo sciopero generale indetto ieri e oggi dai sindacati contro i tagli decisi dal governo Papademos.

Va ricordato però che il leader del partito di destra Laos, Georgios Karatzaferis controlla solo 16 voti dei 252 totali della coalizione che sostiene il governo, a fronte dei 300 seggi totali del Parlamento. Ma la mossa ha fatto vacillare l'esecutivo anche perché un ventina di deputati del partito socialista Pasok e altrettanti del conservatore Neo Dimokratia, i due maggiori partiti della coalizione di governo hanno annunciato di non voler votare il pacchetto domenica in Parlamento sfidando i rispettivi segretari, Georgios Papandreou e Antonis Samaras. Teoricamente la maggioranza ha comunque i numeri ma la situazione è molto fluida.
La televisione di stato ellenica ha mostrato immagini di giovani dimostranti, col volto coperto da cappucci ed elemetti, intenti al lancio di pietre e molotov contro la polizia presso la piazza di Syntagma, dove si trova il Parlamento e dove le forze dell'ordine hanno risposto con l'uso di gas lacrimogeno.

In questo caos resta solo Neo Dimokratia a chiedere il voto ad aprile, richiesta palesemente assurda in questo momento. Intanto la Commissione Ue ha ribadito di voler «certezza legale», con l'approvazione da parte del Parlamento greco dell'accordo raggiunto a livello tecnico tra le autoritá greche e la troika. Lo ha sottolineato il portavoce del commissario Ue agli affari economici Olli Rehn, ricordando che il governo greco ha tempo «entro l'Eurogruppo di mercoledì» per presentare le misure con cui chiudere il gap fiscale di 325 milioni di euro, che finora sono stati coperti con generici tagli di spesa alla difesa.
Scartata quindi la proposta tedesca di un «commissario straordinario per l'attuazione del bilancio» in Grecia, è invece «allo studio» la questione del «conto bloccato» per i fondi di aiuto ad Atene, ha spiegato Amadeu Altafaj, specificando però che «non si sa» se mercoledì sará sul tavolo dell'Eurogruppo.

Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel da Berlino ha dato prova di cautela affermando che «un fallimento della Grecia avrebbe conseguenze incalcolabili» ma il suo ministro delle Finanze, Wolfang Schaeuble, ha fatto sapere che l'ultimo piano di austerità greco non è sufficiente per ridurre il debito al 120% del Pil nel 2020, ma solo al 136% del Pil.
Infine la Poasy, il sindacato di polizia greco ha chiesto l'arresto della troika, che accusano di voler strangolare il Paese. In Grecia la realtà supera la fantasia anche di Petros Markaris, il più famoso scrittore ellenico che non avrebbe saputo ideare di meglio in una dei suoi ultimi libri dedicati proprio alla crisi economica del suo Paese.

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