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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2012 alle ore 09:54.

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Il più grande processo mai celebrato per morti sul lavoro e ambientali, quello di Torino contro i vertici della Eternit. Oltre 1.500 persone hanno seguito l'ultima udienza di un dibattimento iniziato nel dicembre 2009. Una settantina le udienze del processo, circa 6mila le parti civili costituite: tra loro i familiari delle vittime, i malati di mesotelioma, gli ex lavoratori dello stabilimento più grande d'Europa, quello di Casale Monferrato, accanto agli ex di altri tre siti: Rubiera, Cavagnolo, Bagnoli. E poi, ancora, associazioni, sindacati, enti locali, istituzioni, Inail e Inps in testa.

3mila vittime, ogni anno a Casale Monferrato 50 nuovi casi
Le vittime accertate arrivano a quota 3mila, vittime della contaminazione da amianto e delle gravissime patologie correlate: il mesotelioma e il tumore al polmone. Un'emergenza ancora in corso nell'area dei 48 comuni intorno a Casale Monferrato, centro in cui ogni anno si contano almeno 50 nuove diagnosi.

La storia
La lotta all'amianto ha radici antiche e ha nel Comune di Casale Monferrato il suo simbolo. Risalgono agli anni 70 e 80 le battaglie sindacali per denunciare i rischi per la salute dei lavoratori, e le prime cause di lavoro contro l'Eternit per le patologie correlate all'amianto. Sono oltre 2mila le denunce presentate da Cgil, Cisl e Uil e Associazione Familiari Vittime dell'Amianto (Afeva) alla Procura della Repubblica di Torino, da parte degli ex dipendenti e dei cittadini ammalati, oltre che dagli eredi di chi è deceduto a causa dell'amianto. Da qui, nel 2004, prende le mosse l'inchiesta del sostituto procuratore Raffaele Guariniello per i reati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche, inchiesta a carico dei due imputati, lo svizzero Stephan Schmideiny e il conte belga Louis de Cartier de Marchienne. Il 22 luglio 2009 il giudice delle udienze preliminari decide il rinvio a giudizio dei due responsabili della multinazionale svizzero-belga. La prima udienza del processo, in primo grado, si è svolta il 10 dicembre 2009.

Nel 1986 la chiusura dello stabilimento, dal '92 amianto al bando
Nel 1986 lo stabilimento nell'Alessandrino chiude i battenti. Un anno dopo, nel 1987, il sindaco di Casale Monferrato emana un'ordinanza di divieto di utilizzo dell'amianto nel proprio territorio. Si tratta della prima ordinanza di questo genere in Italia. Nel 1992, grazie alla legge 257, l'Italia decide la messa al bando dell'amianto dall'intero territorio nazionale. Nel 1996 viene varato il piano di bonifica territoriale del territorio che coincide con 48 comuni nell'area di Casale. Si avviano gli interventi di deamiantizzazione delle strutture pubbliche, a partire dal 2005 si avviano gli interventi sui siti privati: il Comune di Casale ha stimato in 56 milioni – compresa l'ultima tranche da 9 milioni messi a disposizione dalla Regione Piemonte – nei prossimi otto anni per finanziare le bonifiche nell'area e ridurre il rischio di contagio per la popolazione. Oggi lo stabilimento Eternit non esiste più: è stato abbattuto nel 2005. Al suo posto una distesa di cemento che occupa l'intera area che fu la più grande fabbrica per la lavorazione dell'amianto d'Europa.

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