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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2012 alle ore 17:53.

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Da Berlino aperture e critiche
Sulla riuscita del salvataggio resta determinante la posizione tedesca, improntata al rigore. E da Berlino arrivano nuove aperture: l'Europa deve aiutare la Grecia, anche se questa finora non mostra un grande entusiasmo per farsi aiutare. Lo ha affermato in un'intervista al 'Tagesspiegel' il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble (Cdu), secondo il quale «bisogna assolutamente aiutare la Grecia, ma questo presuppone che si sia anche disposti a farsi aiutare». «La disponibilità all'aiuto non è mai mancata, in particolare da parte della Germania», sottolinea il ministro, il quale lamenta tuttavia che «finora non è successo niente», proprio per la riluttanza di Atene ad accettare le proposte di aiuto: «Da parecchio tempo siamo pronti ad aiutare i greci inviando funzionari delle Finanze in grado di mettere in piedi un'efficiente amministrazione fiscale, ma finora l'offerta non è stata sfruttata».

Schaeuble ribadisce che «se la Grecia mette in atto entro la fine di febbraio le promesse e le necessarie riforme, oltre a chiarire le rimanenti questioni, potrà venire concesso il secondo pacchetto di aiuti». Il ministro precisa che «queste non sono nuove condizioni», poiché «gli accordi vanno rispettati». Per Schaeuble «in Grecia non pochi ricchi hanno trasferito i loro patrimoni all'estero, mostrando molto meno impegno dei ministri delle Finanze dell'Ue per rimettere in piedi il loro Paese. I greci non devono risparmiare per l'Europa, ma perchè sono state le loro elite a mettere il Paese in queste condizioni. Si tratta di un processo duro, durissimo». E in un'intervista alla rete britannica Bbc il ministro degli Esteri inglese William Hague ha affermato che Londra è «pronta» se la Grecia lascia l'euro: «Abbiamo un piano di emergenza».

La maggioranza dei greci favorevole alla Ue
I greci sono favorevoli all'Unione europea nonostante il piano di austerità imposto dai creditori, Ue e Fmi. Stando a un sondaggio realizzato
dall'istituto Marc e pubblicato dal quotidiano Ethnos, il 75,9% si dice infatti in favore della «prospettiva europea» del loro Paese e non si augurano una uscita dall'euro. Solo il 19,6% delle persone intervistate si è pronunciato per il ritorno alla dracma, moneta nazionale del Paese prima dell'adesione alla zona euro nel 2002. In particolare una su due spera che la Grecia «alla fine resti nella zona euro nel caso in cui riesca il programma di pulizia dell'economia» dettato dall'Ue e dal Fmi, mentre il 39% pensa il contrario. Il 66,5%, inoltre, si augura che il programma riesca, mentre il 60% prevede che «se il programma non fosse stato votato domenica scorsa dal Parlamento, la Grecia avrebbe rischiato di fallire». Un voto che per il 48% dei greci è stato, quindi, «giusto». Quanto ai responsabili della situazione attuale, per quattro greci su cinque sono «i governi greci», mentre il 9,3% punta il dito contro «i mercati e gli speculatori» e il 6% se la prende con «gli europei e il Fmi».

Intanto 1.500 persone sono tornate a protestare in piazza Syntagma ad Atene. La manifestazione si è formata da poche ore nello stesso luogo che una settimana fa vide comuni cittadini e black bloc sostenersi a vicenda negli scontri con la polizia, che aveva caricato una manifestazione inizialmente pacifica. «Povertà e fame non hanno nazionalità», si legge su uno degli striscioni dei dimostranti che si sono fermati fuori dal Parlamento. A chiamare alla protesta sono stati, congiuntamente, i sindacati del settore pubblico e di quello privato per i quali le richieste della troika restano inaccettabili, poichè violano gli accordi collettivi e i diritti dei lavoratori.

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