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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 18:25.
«È difficile dire che la crisi sia finita» ma ci sono «cambiamenti positivi negli ultimi mesi». Lo afferma il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi in un'intervista a Brian Blackstone, Matthew Karnitschnig e Robert Thomson, del Wall Street Journal, in cui evidenzia fra gli elementi positivi «la maggiore stabilità nei mercati finanziari, le decisioni dei governi sul consolidamento fiscale e sulle riforme strutturali e il fiscal compact» deciso dall'Europa.
Non c'è alternativa all'austerity
«Non c'è uno scambio plausibile tra riforme strutturali e rispetto degli obiettivi di deficit - ha subito precisato Draghi -. Il consolidamento fiscale è inevitabile nel contesto attuale e concede il tempo necessario per le riforme strutturali». Il messaggio è chiaro: non c'è alternativa all'austerity. Per il numero uno dell'Eurotower, «fare marcia indietro sui target fiscali innescherebbe una reazione immediata da parte dei mercati. Gli spread sovrani e il costo del credito salirebbero, cose alle quali abbiamo già assistito».
Banche meno fragili
«Il sistema bancario - aggiunge Draghi - sembra meno fragile di un anno fa e si sono riaperti alcuni mercati obbligazionari». Fra gli elementi di preoccupazione, ha spiegato Draghi, «una ripresa che procede molto lentamente con rischi al ribasso».
Lavoro e servizi: le riforme necessarie
Secondo il presidente Bce le riforme strutturali importanti per l'Europa sono quelle del lavoro e delle liberalizzazioni. Soprattutto per quei mercati del che scaricano tutta la flessibilità sui giovani e tutelano gli occupati con salari che seguono l'anzianità più che la produttività. Il riferimento all'Italia è evidente.
La riforma del lavoro può compensare impatto austeriry
Draghi ammette: è vero che le misure di austerità, e in particolare i tagli alla spesa pubblica, stanno attenuando nel breve le attività economiche ma é altrettanto vero che «gli effetti negativi possono essere compensati dalla riforma del mercato del lavoro e da altre riforme». Secondo Draghi l'Europa deve insistere sulla strada delle riforme, in particolare quella del mercato del lavoro, in modo da migliorare le prospettive di crescita di lungo periodo.
Giù tasse e spesa pubblica, più investimenti in infrastrutture
Il tema dell'impatto che le misure di austerità stanno avendo sulla crescita europea é divenuto ancora più centrale oggi alla luce delle nuove stime di crescita pubblicate dalla commissione europea e che certificano per il 2012 un'Europa in recessione. Su questo punto Draghi spiega che non tutte le forme di austerità sortiscono il medesimo impatto sull'economia. Gli aumenti delle tasse e i tagli agli investimenti pubblici sono decisioni più facili da prendere da un punto di vista economico ma danneggiano la crescita. «Un buon piano di consolidamento - spiega Draghi - é quello in cui le tasse sono più basse e le minori spese pubbliche sono concentrate sulle infrastrutture e su altri investimenti».
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