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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2012 alle ore 07:46.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2012 alle ore 06:35.

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Gli investimenti nell'intero sistema educativo, inteso in tutte le sue componenti di sapere umanistico, di sapere scientifico e di sapere professionale, sono i pilastri per la nascita e lo sviluppo dello spirito di cittadinanza, della cultura dei diritti e dei doveri, del valore riconosciuto delle regole, della valorizzazione del merito. L'assenza di cultura del merito in molti campi genera ingenti costi, disincentiva l'impegno e incentiva la fuga dei migliori.

Nessuna società può farsi meritocratica senza una pubblica amministrazione efficiente, senza una politica capace di premiare l'impegno nel lavoro, l'assunzione consapevole di rischio, senza un sistema educativo di qualità capace di farsi prima leva di mobilità sociale.
Occorre restituire a ogni livello del sistema di istruzione, dalla scuola elementare all'università, una capacità di formazione di alto livello, che consenta e agevoli il ricambio delle classi dirigenti: è tempo di offrire un'istruzione di qualità, accessibile a tutti ma non per questo prigioniera di un egualitarismo mistificatorio e di facciata. È necessaria una profonda inversione di rotta rispetto alle politiche degli ultimi decenni, che hanno portato scuola, università e beni culturali a una crisi senza precedenti, e talora, occorre riconoscerlo, al vero e proprio collasso. La cultura e la conoscenza chiedono attenzione e partecipazione da parte dell'intera comunità e in primis dello Stato, chiamato ad assumere un ruolo di coordinamento e garanzia.

La nuova conoscenza si genera anche attraverso i cortocircuiti che avvengono nella rete sociale, si alimenta nelle interazioni che si sviluppano tra le persone, le piattaforme che mettono in comunicazione. Questa creazione di valore è libera e non imposta, è bottom-up e non top-down. Un Governo non può produrla dall'alto ma può generare le condizioni perché emerga: siamo chiamati a garantire che le reti funzionino, abbiamo la responsabilità di eliminare gli ostacoli all'espressione della creatività.
L'azione del Governo sta mobilitando tutti gli attori coinvolti nella produzione di cultura e conoscenza al servizio del Paese, liberando energie dei soggetti più indipendenti e creativi. Con questi intenti il Governo chiederà di armonizzare la propria azione anche alle istituzioni preposte al servizio pubblico della conoscenza: la Rai, l'università, la scuola, i musei e tutti i custodi attivi dei beni culturali italiani.

Lavoreremo con umiltà e passione al servizio dei nuovi protagonisti della creatività, non intervenendo direttamente ma garantendone lo sviluppo armonico. In questo senso, l'azzeramento del digital divide, la lotta a ogni forma di analfabetismo - condizioni per uno sviluppo sostenibile nell'epoca della conoscenza - sono impegni per il Governo, le istituzioni e tutti i concessionari di risorse pubbliche. Certo i tempi sono difficili e i mezzi scarsi, ma questi e non altri sono gli obiettivi del Governo. Non è una via semplice, ma siamo persuasi che sia l'unica in grado di garantire l'avvio di una stagione in cui riprenda il ruolo che merita una cultura di cittadinanza, che possa incidere profondamente sui processi della vita collettiva e della produzione di benessere. Su molti problemi, i nostri Ministeri hanno già iniziato a fare la loro parte con determinazione, in modo congiunto e coeso.
Lorenzo Ornaghi ministro dei Beni culturali
Corrado Passera ministro dello Sviluppo economico
Francesco Profumo ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca

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