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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 20:34.

Ed ecco i numeri
Secondo i dati Ocse l'inquinamento acustico ambientale è attribuibile per il 63% al traffico stradale, per il 20% agli impianti industriali, per il 14% al traffico aereo e per il 6% a quello ferroviario. In ambito occupazionale, il Testo unico sulla Sicurezza negli ambienti di lavoro, recepita la Direttiva europea in materia, stabilisce precisi livelli di azione e valori limite di esposizione per la tutela e protezione della salute dei lavoratori; prevede inoltre l'obbligo di sorveglianza sanitaria preventiva e periodica dei lavoratori esposti al rischio. «Il suono - dichiara Frigerio - può danneggiare l'apparato uditivo quando il livello sonoro supera gli 80 dB(A); con l'esposizione ripetuta e prolungata a questo livello sonoro, per le otto ore di lavoro, devono essere presi dei provvedimenti per evitare il rischio di ipoacusia. Inoltre, l'esposizione a rumore superiore a 140 dB di picco possono portare un danno irreversibile al timpano (il rumore di urti e esplosioni)». «Per questo - aggiunge Frigerio - nell'ambiente di lavoro è necessario limitare i rumori impulsivi e proteggersi se si praticano attività a rischio come la caccia e il tiro a segno. Diversa invece è la valutazione che riguarda l'inquinamento acustico ambientale perché è configurabile già in presenza di immissioni di livelli superiori a 40 dB(A) durante la notte e 50 dB(A) durante il giorno».

Insonnia e stress
È stato inoltre rilevato che l'esposizione cronica a rumore può dar luogo a una serie di altri effetti non legati prettamente a un danno dell'apparato uditivo: problemi psicologici e comportamentali, disturbi del sonno, aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, interferenza con la comunicazione verbale e la così detta "sindrome da stress" che si esplica a seguito dell'esposizione continuativa a rumori che stanno tra i 65 e 70 dB(A).
«Il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro - dichiara Frigerio - ha inoltre recentemente introdotto gli ultrasuoni (ovvero i suoni a frequenza > 20 kHz) tra gli agenti fisici da valutare. Si tratta infatti di un "nuovo" agente di rischio. Le principali sorgenti nell'ambiente di lavoro sono il lavaggio per cavitazione e la saldatura di materiali termoplastici; in campo medico sono di un certo interesse i trattamenti di fisioterapia, mentre la diagnostica per immagini, operando a frequenze elevate e potenze limitate, non è considerata a rischio. La prevenzione è possibile, oltre che con la corretta manutenzione, controllando le emissioni alla sorgente: una semplice scatola di plexiglas spesso è sufficiente allo scopo».

I rischi della sovraesposizione al rumore
Effetti sull'organo dell'udito:
-esposizione ripetuta e prolungata superiore a 80 dB(A):
- ipoacusia (perdita dell'udito)
-esposizione oltre i 100 dB(A): fenomeno di Tullio (vertigine)
-esposizione superiore a 140 dB(A): danno irreversibile al timpano (urti o esplosioni)
Effetti extra-uditivi:
-disturbi psicologici e comportamentali
-disturbi del sonno
-aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca
-interferenza con la comunicazione verbale
-«sindrome da stress» a seguito dell'esposizione continuativa tra i 65 e 70 dB(A)

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